Giusto in tempo per l'estate appena trascorsa,
John Lyon, in arte
Southside Johnny, ha pubblicato il suo dodicesimo disco in studio (esclusi quindi live e raccolte) anticipando di poco l'uscita di "
the Rising" dell'amico
Bruce Springsteen. Due anni dopo quindi l'ottimo
Messin' With The Blues, il cantante del New Jersey continua a restare indipendente e a vendere anche questo album tramite internet alla faccia delle majors: è certo che quella della rete è veramente una bella rivoluzione, dando la facoltà di aggirare i problemi distributivi semplicemente con un sito che può raggiungere chiunque abbia un computer e quindi potendo affacciarsi praticamente sul mondo intero.
Bisogna subito dire che se il precedente lavoro era fortemente influenzato dall'amore di gioventù di Southside, ovvero il
blues, questo vede invece il prepotente ritorno dei fiati e del sound che aveva caratterizzato i primi tre dischi con gli
Asbury Jukes. È un album molto allegro, molto vitale, pieno di "sense of humor", in cui si nota un'ottima performance della band, così composta: il nostro, voce e armonica;
Bobby Bandiera, chitarra;
Jeff Kazee, piano e organo;
Louie Appel, batteria;
Muddy Shews, basso;
Ed Manion,
Joey Stan,
Richie La Bomba Rosenberg,
Mark Pender e
Chris Anderson ai fiati.
È sicuramente un disco che occuperà una posizione preminente nella discografia di Johnny, nonostante la mancata assistenza per la produzione e per il songwriting dell'amico Little Steven (ma anche di Garry Tallent). Si parte con
Passion Street: i fiati sono di ritorno, questa è veramente la prima cosa che si nota. Ottima voce di Southside con Bobby Bandiera ai cori: è come se si ritornasse indietro di parecchi anni, la canzone apre e fa capire subito l'anima di questo album.
Sicuramente farà faville dal vivo.
Baby Don't Lie è un altro brano dove i fiati soffiano alla grande e che può piacere al pubblico delle esibizioni live: semplice brano rock con anche Jeff Kazee protagonista al piano.
In Leaving Behind c'è il primo rilevante assolo di Bobby Bandiera: l'organo poi fa avvicinare questo pezzo a certe cose stile Motown... Southside canta con molto cuore.
Glady Go Blind è una canzone scritta dallo scozzese
Frankie Miller che i Jukes rifacevano ogni tanto dal vivo: questa è un'ottima versione, con un bel coro dietro alla voce calda del protagonista e un lavoro di chitarra notevole. Poteva stare anche in uno dei primi dischi del nostro, magari in
Heart Of Stone.
Si balla poi con
She's Still In Love; brano dove si respira ancora una volta un'atmosfera stile Motown, soprattutto nei cori.
Lost in the Night vede per la prima volta nel disco Southside protagonista all'armonica: un bel brano pimpante, nulla più, ma che sprigiona veramente energia. Si arriva poi a
No Easy Way Down: brano scritto da Gerry Goffin e
Carole King, è una bellissima ballata cantata con voce dolce e calda dal nostro, una canzone da ballare al chiaro di luna quando si vorrebbe che il gruppo non smettesse mai di suonare... non è Van Morrison... è proprio
Southside Johnny.
Somebody To Love You è una cover di una canzone scritta da
Delbert McClinton con Gary Nicholson. Vede il blues tornare protagonista, la vecchia passione: un brano che farà cantare i fans.
In
I Can't Dance viene citato l'Upstage Club dove si incontrarono la prima volta Johnny e Bruce: bell'uso dell'organo, bravo Jeff Kazee, e della chitarra, bravo Bobby Bandiera. Inutile dire che piacerà fatta dal vivo.
Change For You Baby ha un bel coro ma è forse la canzone meno riuscita dell'album, non è nulla di particolare.
Lost la conferma che il nostro è innamorato del blues. Scritta da Jeff Kazee, è veramente un bel brano e bisogna dire che Southside ha trovato un bel partner nel tastierista. Una canzone che si può immaginare suonata in un club fumoso, da ascoltare con un bel bicchiere di whiskey in mano.
I Will be strong è sicuramente uno dei migliori pezzi che il capobanda degli Asbury Jukes abbia mai scritto (in collaborazione con Matt Noble) e cresce ascolto dopo ascolto.
I Won't Sing è un pezzo scritto con Bandiera ed è un'altra grande performance dei Jukes: fiati subito alla grande, una melodia che cattura subito e fa muovere i piedi in modo frenetico. È
Tired Skin che chiude magnificamente un gran bel disco: è un brano di
Alejandro Escovedo che appariva originariamente sul suo album del 1996
With These Hands. Inizio con fisarmonica, entra poi il piano e quindi la voce di Southside Johnny che qui è veramente al suo meglio: una dolce melodia che si libera, feeling e una gran voce che canta con il cuore in mano.
Tutto l'album funziona: belle canzoni, arrangiamenti adeguati e una grande sensazione di vitalità pervade l'intero lavoro. Ottima anche la produzione di Matt Noble. Dategli fiducia: d'altronde Southside Johnny è uno degli originali, uno che non si è mai arreso e che ha ancora voglia di fare grande musica.