Ennesimo tour de force di
Gurf Morlix che si divide da anni tra il produttore (lista lunghissima ma tutti di qualità, basta citare Ray Wylie Hubbard con 4 dischi, Slaid Cleaves 3, Lucinda Williams, Mary Gauthier, Tom Russell ecc.), ma anche chitarrista e multi-strumentista (suona di tutto), fiuto eccezionale a scovare nuovi talenti (l’ultima acclamata in Texas è Ruthie Foster, che interviene in alcuni brani a creare la giusta atmosfera insieme a Patty Griffin) ebbene nel poco tempo che gli resta si ricorda di essere un eccellente songwriter e un gran cantante e da alle stampe il suo quinto cd,
Last Exit to Happyland ed entra di prepotenza tra i più belli della sua breve ma intensa discografia.
Il blues e il folk mischiati al marchio di fabbrica texano, autentiche e soffuse gemme elettro-acustiche che si alternano a brani elettrici di pura bellezza, american roots music come la chiama Morlix. Come una sorta di continuazione a
Diamonds to Dust, un secondo volume dove la morte detta il passo insieme alla gente che continua a popolare le sue liriche allo stesso modo del disco precedente, si susseguono in una diversa prospettiva, in una variegata serie di circostanze legate al destino che mostra il cartello del “
giorno della resa dei conti” come canta in apertura del bluesaccio pungente di
One More Second, impreziosito dalla sua vibrante e incantevole chitarra che indica la strada allo swampy paludoso di
Walkin’ to New Orleans, quella di molte altre persone che tornano in una città fantasma che vive ancora, sebbene sia stata spazzata via dalla morte rappresentata dal vento e dalla pioggia del tornado Katrina.
Fra le città del Mississippi vaga l’anima di Robert Johnson, al meraviglioso folk-country-blues di
Crossroads tocca presentare l’artista maledetto, donnaiolo e schiavo dell’alcol, che trova la sua strada quando stringe il patto col diavolo per poter suonare la chitarra come nessun altro mondo. Un Gurf Morlix in splendida forma che accompagnato da Patty Griffin dipinge di malinconia le sue ballate di americana,
She’s a River, tornando a rituffarsi nelle acque torbide del bluesy con
Drums from New Orleans e un folk-roots adorabile come
Music You Mighta Made che è del tutto particolare, perchè parla direttamente dello spirito di un suo grande amico, Blaze Foley alias Michael David Fuller assassinato nel 1989 in circostanze tragiche nel tentativo di sedare una lite tra un padre e il figlio violento, quella sensazione di una perdita che bracca un intensa
I Got nothin.
Il viaggio e la strada a questo punto non possono che incrociarsi e trovare un senso al messaggio di
Last Exit to Happyland, dalla splendida
Hard Road si prosegue nell’amore dello slow-rock affascinante di
End of the Line, un sentimento sempre vivo nel ricordo del suo grande amico Ian McLagan che sulla strada ha perso la moglie Kim. A chiudere una ballata struggente come
Voice of Midnight che arde di morte e luce come l’intero
Last Exit to Happyland.