SPUR 503 (Raisin’ the Bar)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  04/05/2009
    

Al secondo disco gli Spur 503 continuano a percorrere i sentieri dell’Old West, le ballate veraci sono immerse nel suono del violino mentre l’hard country la fa da padrona, è questo lo scenario che vi attende mentre vengono descritte stralci di una relazione andata a male chiedendo a qualche leggenda country il modo più genuino per renderle intriganti e pastose mentre la stradina chiamata appunto Spur 503 entra nel cuore della country music.
Polvere che si solleva quando il mix agreste si addentra tra il western swing e il vigore dei richiami southern, la sezione ritmica è sempre gagliarda sebbene il violino non molli mai la presa e non è proprio ciò che amano le radio station, ma di sicuro i bar-room son contenti di averli la sera a suonare. Hanno esordito nel 2005 con I’m Ready sotto la produzione di Gary P. Nunn con il quale duettano nel country style dell’alcolica Raisin’ the Bar che da il titolo a questo nuovo disco che non concede proprio nulla al commerciale e mostra una freschezza e un vigore tipicamente texano, fatto di divertimento sulla scia dei fantasmi dei fuorilegge che marcano quella linea di confine con lo spirito da rock band da una parte e la lezione di Willie Nelson dall’altra, seppur bazzicano ai confine dell’Oklahoma non amano mettere i paletti di confine, e come aggiunge il bassista sul loro stile “They’re growing closer every day. It’s been a natural morph. Spur 503 is where Red Dirt and Texas Country meet.”
Raisin’ the Bar è il punto d’intersezione dei loro stili musicali, Chyance Cody alla voce e Josh Long al violino riescono a trovare i tempi giusti tra le classiche ballate targate Lone Star da Call Me Tonight ad All I Can Do affilando la slide da On My Own più rootsy sposando l’elettrico e restando con i piedi nel rock texano, We’ll Be Fine è deliziosa allo stesso modo dei racconti malinconici targati old west di una splendida Hair Trigger Colt. 44.
Country dannatamente pimpante in una trascinante Out of This Place, riff che spezzano la quiete e violini suggestivi in un brano di spessore e mantengono alta la qualità tra roots più dolci come It’s All my Fault e It Meant Something to Me illuminati sempre dalla telecaster e digressioni hard country e roots incantevoli, Now I Lay Me Down to Sleep e I’ll Be Gone sono a dir poco meravigliose, lasciando in chiusura una piccola perla di ballata davvero struggente come One of These Days. E quei riff incantevoli continueranno ad illuminare la strada degli Spur 503 a lungo, ed è un bene per la Texas Music.