Troppo laccata per definirla texas country music,
Ryan McBride da Fort Worth si affida alla corrente giovanile tutta radio hit e schitarrate sempliciotte e quando quei pochi sprazzi di genuinità e capacità compositiva vengono alla luce, purtroppo il disco va a scemare e chiude le tende.
Quicksand parla troppo di amore e smancerie fanciullesche per essere catalogato tra la musica indipendente texana che conta, cuori che palpitano e madri col pensiero proseguono per un’altra strada che seppur condivisa con Joey Green e la sua band non è che garantiscono chissà quale riuscita, anche perché dal rock resta lontano come anche dalle terre soleggiate di casa, al whiskey e alla polvere, che intravede in lontananza dalla luce di un saloon, ma preferisce non entrarci evitando di dover ‘sporcare’ la sua musica con l’aria roots che in tanti altri musicisti per fortuna, respirano a pieni polmoni.
Ryan McBride sicuramente avrà la sua fetta di successo perché sin dalle battute iniziali di
Family Tree il dosaggio di un misto pop-rock radiofonico si avverte immediatamente, intro acustico malinconico per
Runaway e cuore in mano non portano molto lontano, strada che invece dovrebbe solcare è quella di
Heartbroke Saloon, di quelli che si accennava in precedenza, il country roccato alla texana lo si avverte nei riff ma resta un caso isolato, peccato!
Da come si snocciola la cupa
Hearts c’è poco del sole di casa,
Rewind si lascia ascoltare ma è troppo monocorde, anche nella title-track si avverte quel senso di malinconia che i giornali accostano ad un cantautore come Matthew Ryan (potrebbe essere anche calzante, ma siamo su qualità compositive di altro spessore, basta infatti notare come si impregna di melassa col passare dei secondi…) Ballate elettro-acustiche che diventano nervose e viceversa, uno schema spezzato da qualche violino ma mancano di consistenza, si perdono troppo velocemente come
Like That e
Back To Me.
Quando il fondo è stato toccato non possono che venir fuori brani qualitivamente migliori, ecco allora
Let Me In che sembra avviarsi monocorde sugli stessi sentieri ovattati del resto di
Quicksand ma invece eccoti la sorpresa, la ballata rock stavolta ha una propria anima e riesce finalmente a farti muovere il piedino anche per l’apporto di qualche riff ben assestato mentre segue a ruota
Set Free che ha un gioco alla slide finalmente degno di casa strappando qualche consenso. Ma troppo poco davvero per definirla Texas Music.