WISER TIME (All For One)
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  Recensione del  04/05/2009
    

La bella premessa di There And back Again trova puntuale conferma nel nuovo lavoro dei Wiser Time di Carmen Scaflani, rock ‘n’ roll, chitarre e i corvi che guardano compiaciuti dello spettacolo. Sì perché nella spiritualità e nella storia trovano gli spunti principali per raccontare ciò che vedono ogni giorno ma soprattutto di ciò che hanno ascoltato e All for One è un viaggio che prende piede nell’ascoltatore legato ancora alle reminiscenze e al sound della grandi band che impazzavano nei sempre più vicini anni ’60 e ’70.
Un trio potente (gli altri sono Jon Cornell al basso e Steve Ducker alla batteria) insiema dal 2004 quando hanno realizzato l’EP Introducing Wiser Time con il rock classico targato Crowes pronto a catturare la scena, ecco perché Even fa il verso a Chris Robinson e friend nel suo dosaggio di riff e cori, tra lo stridere della telecaster la dose di rock è garantita ed è quello che conta. All for One, la title-track ma si può dire anche tutto il disco, scorre via liscio senza titubanze, High Time Mind è coinvolgente e struggente come i ricordi corali di tempi perduti che non torneranno più, la malinconia che non si cura con una pillola come vorrebbero a tutti costi farci intendere i giorni felici dei nostri tempi, prende il sopravvento e un solo di pura bellezza alimenta tutto ciò che sembra essere stato rimosso ma che esiste, come solo la musica è in grado di porre in evidenza.
Armonica, bluesy accattivante e slide corposa nella piacevole Floating Blues, graffiano i Wiser Time non si appoggiano solo sul passato noto a tutti, cercano e lasciano una loro traccia che abbia spessore, Hammer Down ci va giù duro, incupiscono il suono ed è proprio nella continua ricerca di un suono solido l’arma vincente di All For One, nove brani, rock e chitarre sempre infuocate. Certo il piano e l’armonica che solcano Crawling Floor sono corvi dipendenti, ma sempre di sole bluesy si tratta bello pimpante, danzerino e il gradimento resta sempre alto, decisamente alto.
Una traccia acustica, un solitario segno di pace c’è, in A Long Time Gone recita un mandolino e la malinconia trova stavolta terreno acustico, sempre fertile come Free che torna a far gracciare le chitarre e non solo, per chiudere dopo poco più di mezz’ora con lo slow blues affascinante di Blame It All On Me. Con i Wiser Time i ricordi di musica riacquistano la naturale bellezza di un tempo, un viaggio che resta benedetto dalle mie parti.