RUSTY BROTHERS (Love, Guitars and Whiskey)
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  Recensione del  09/04/2009
    

Tre fratelli da Dallas (Steven, Daniel e Andrew McWilliams) che negli ultimi cinque anni hanno lavorato duramente tra il Texas e l’Oklahoma incidendo un paio di album mentre da una parte si suonava assiduamente per il meglio della scena indipendente locale e dall’altra si tesseva una lunga e proficua collaborazione con George Strait e la Ace in the Hole band che non solo li aiutava a produrre i dischi, ma nei rodei se li trascinava dietro a suonare.
Love, Guitars and Whiskey è il loro ultimo album, il suono è limpido come il sole che splende alto nei cieli intorno casa e come delinea la splendida title-track che apre le danze, la slide, i boots e il whiskey mettono senz'altro di buon umore con un suono sostenuto, vivace e danzerino ma ad arricchire l'offerta ci infilano una serie di slow-ballad di buona fattura che considerando le ben quattordici tracce complessive, per un’oretta di musica, qualche rallentamento sporadico ci può stare.
Basta la seguente Palo Duro Canyon o la deliziosa Invisible Queen per dispiegare il modo in cui si cullano delle slow country ballad elettriche con violini e melodie accattivanti, poi Steven ha una bella voce che sa come farsi strada nel lento incedere di una Old School Habits tutta slide per un country dark e polveroso di ottima fattura. The One Thing I Know è un po’ monocorde, zuccherata alla Nashville ma si ascolta di peggio in giro (Lost Hearts è da preferire se proprio di ballata e di cuori bisogna parlare) quindi la bella Hill Country Bound è quello che ci vuole, con i cieli texani che imperversano tra chitarre acustiche e violini, a riportarli immediatamente sulla rotta giusta come i sogni di periferia di Saturday Nights, il country a tinte grosse della saltellante Too Beautiful to Cry che spalleggia il country-roots delizioso di Paw Paw’s Song.
I Rusty Brothers danno così sfoggio del loro amore per il country più legato alle tradizioni ma anche quando lo attualizzano in Now or Never Time e Last Rites se la cavano a dovere, poi il tocco da songwriter di Girl from Cherokee e la chiusura scoppiettante con l’amabile digressione chitarristica di The Devil allora Love, Guitars and Whiskey dimostra appieno tutti i suoi pregi.