Della band di Toronto se ne erano perse le tracce dopo l’interessante disco omonimo del 2004 dove Jason Taylor e soci sorretti da un piacevole alternative country rinvigorivono i ricordi delle ballate e dei solidi rock alla Whiskeytown con gli stones a sovraintendere dall’alto. Quei giorni sono lontani ma
Traveling Light seppur con meno originalità ma tante chitarre, suono rock e meno spirito agreste, i 13 brani seppur filtrati attraverso la caotica realtà metropolitana ogni tanto trovano il guizzo e la melodia giusta come se si fossero perduti per qualche stradina di periferia.
Il terzetto iniziale mostra che da una parte il rock, quello grintoso e stradaiolo, continua a piacere ai
Driveway:
Looks and Money tuona e graffia che una bellezza,
Peace Love è un po’ troppo ripetitiva e statica senz’altro meglio
Sweet Lorraine che ha un passo diverso e più accattivante fino a quando decidono di uscire dagli steccati e lasciarsi contaminare dagli spazi aperti offerti dai suoni roots-country, e così violini, mandolino, armonica e la fisa tutt’insieme appassionatamente nella spensierata festa di
Virginia, dove questa volta al refrain ci si avvicina e lo si canta con partecipazione.
Sarà ma all’aria aperta si sta molto meglio, la slide e il piano di
Since You’ve been Gone hanno un filo pop che mette di buon’umore, poi il duetto è un’arma vincente e i Driveway suonano con maggior sicurezza e con l’aria roots-bluesy di una splendida
Hollywood si staccano dai clichè di band monocorde.
Wasted Time è un’altra rock ballad di un certo spessore, ma in questo campo i Driveway quando riprendono i temi a loro più cari riescono ancora a dire qualcosa,
Collapsing ha la malinconia, i riff e le tonalità giuste dell’Alternative country per ritornare così a sgranchirsi le gambe riabbracciando il rock di impianto stoniano di una felice
California, altro slow-rock che s’infiamma quando più te lo aspetti che introduce una parte finale che l’irrequieta
Baby’s revolution introduce a manifesto delle inquietudini dei nostri giorni.
Il sound rientra negli schemi da
I Feel Alright a
Higher Ground, quest’ultima però non è male con quell’armonica sul finale acquista punti. Le country road che solcano la disillusa e convincente
Fades to Black sono però le strade che i
Driveway percorrono con più naturalezza, strade piene di colori e
Traveling Light sembra averne abbastanza per meritarsi un’ascolto.