Ogni tanto si affaccia sulla scena musicale odierna un tributo ad una generazione e ad uno stile musicale che sembra non avere mai una fine (ed è per fortuna un bene!) e questa volta tocca ringraziare i
Frontier Folk Nebraska e il country alternative del loro
Pearls. Tocca per forza di cose seguirli mentre cantano ‘
I’m workin’ for the Lord on the Devil’s time’ e non esiste niente di più familiare delle canzoni che inziano ad avvolgerti sin dall’iniziale e splendida
City Lights, non è certo poesia quella che scrive Hensley ma al fascino che emanano quei riff immersi nel roots e nel country non puoi voltare le spalle, dove le notti di disperazioni e solitudine in compagnia di una sola bottiglia di whiskey inteneriscono il cuore mentre attorno a te i pensieri inziano a mischiarsi alla polvere, ai paesaggi rurali così lontani dalla quotidianità che trovi stampati sulle copertine dei tuoi dischi preferiti.
Non c’è ambiguità nel sentire dispiegarsi le dolci ballate alternative pregne di malinconia dalla sensuale
Open Chords, solcata da soli contagiosi e affascinanti a
Pile of Ashes, dove la slide detta il ritmo che resta sostenuto anche a bassa velocità di crociera, ai giochi acustici nostalgici di
Restless Hearts e a quelli pimpanti di
On the Devil’s Time (Blackhorse). La strumentazione a corde è più ricca e anche le voci si cercano e si accavallano nel clima agreste di Pearls che continua con la sensuale
Rummage Sale per tornare a far gracchiare le chitarre in
Ballad of a Dead Man, perchè ogni tanto sentono il bisogno di spezzare il cerchio e ci riescono davvero bene, ascoltare la deliziosa
Help Me Through dove appare anche l’armonica a indicare la strada.
Ma l’armonia e la tranquilla e lucida descrizione della scena quotidiana di brani come
Lay It On The Line e della conclusiva
Pearls fanno pensare che dopotutto i
Frontier Folk Nebraska la pensano come tutti coloro che amano la nostalgia dell'alternative country.