Guy Clark: Texano, cantautore, countryman, poeta. La sua carriera ha ormai superato i trenta anni, ma le sue incisioni sono rare e preziose. Solo undici dischi, antologie escluse (ed uno è dal vivo), dal 1975 ad oggi. Guy usa distillare le proprie canzoni con parsimonia e pubblica un disco ogni tre quattro anni: scrive con lentezza ma, come ogni vero musicista, per di più depositario di uno stile personale, quando decide di pubblicare qualche cosa, raramente manca il bersaglio.
The Dark arriva tre anni dopo l'ottimo
Cold Dog Soup che, a sua volta, era stato preceduto dall'eccellente
Dublin Blues, da
Boats to Build,
Old Friends, Better Days, The South Coast of Texas, Guy Clark, Texas Cookin' per arrivare al capolavoro assoluto
Old Number One.
Di solito quando un musicista firma il suo capolavoro all'esordio poi, per tutta la carriera, fatica non poco a dare seguito a quel disco: ma Guy ha saputo produrre dischi quasi di pari valore (
Dublin Blues, Cold Dog Soup, Boats to Build, Texas Cookin', The South Coast of Texas e questo nuovissimo
The Dark ) e anche nei momenti meno interessanti (
Guy Clark, Keepers, Better Days, Old Friends) non è mai sceso sotto il livello di guardia.
The Dark è un disco lineare, con pochi strumenti dietro alla sua voce particolare, ma che, come spesso accade nella sua produzione, contiene una serie di canzoni di assoluta qualità. Una serie di poesie messe in musica. Clark è come un falegname che avora il legno con amore e precisione, infatti lavora con metodo e parsimonia, studiando a fondo ogni minima nota, calibrando la voce e dosando gli strumenti in modo prezioso, attento al minimo dettaglio.
Non ha mai incontrato il successo, né mai lo incontrerà, si accontenta della sua nicchia e lavora duramente per mantenerla. Rimane un'icona , un personaggio amato sia dal pubblico che dai suoi colleghi: infatti il suo stile è ammirato e seguito con assoluto interesse da moltissimi musicisti, che lo annoverano tra le loro influenze.
The Dark dura 43 minuti e non c'è una sola nota da buttare. Per questo disco il cantautore ha scelto di farsi accompagnare da tre fidi compagni di ventura:
Verlon Thompson, Darrell Scott e Chris Latham.
Mud apre la serie.
Una ballata dal suono classico, con le pause tipiche del cantato, ed una strumentazione scelta al suo servizio con le voci che si aggiungono a quella molto caratterizzata del leader.
Arizona Star è calda e coinvolgente. Ha il passo tipico delle composizioni del nostro, un testo ben costruito, ed una musicalità splendida , con una fisarmonica calda che si accomoda dietro alla voce per rendere più corposa la ballata. Bello il gioco degli strumenti a corda che danzano attorno alla fisarmonica.
Magnolia Wind prende spunto dalle canzoni tradizionali del passato e tesse la sua tela con una base melodica struggente ed un crescendo lento ma continuo.
Soldier's Joy, 1984 prende spunto da un motivo di origine irlandese per raccontare un storia del passato: Guy racconta, più che cantare, con un violino ed un banjo che rendono prezioso il gioco di voci.
Dancin' Days profuma di west, di nostalgia, di storie già sentite e di canzoni già cantate.
Homeless è struggente e ricorda certe sue composizioni del passato dove, come in questo caso, Guy parlava: ma il ritornello è da pelle d'oca. Semplice e toccante.
Off The Map è una semplice country song, mentre
Bag of Bones è l'occasione per lasciare liberi gli strumenti a corda, dietro all'inimitabile voce del protagonista.
She Loves to Ride Horses è tra le migliori del lavoro: due note, un tempo di valzer country, la solita voce, un banjo sparso, ma la canzone funziona alla grande ed ha il marchio indelebile dell'autore.
Rex's Blues riprende la tematica del racconto in musica: il nostro racconta una storia, e la canzone è evocativa e ci tocca nel profondo del cuore.
Chiusura in bellezza con altre due ballate di disarmante bellezza e semplicità.
Queenie's Song e la pregevole
The Dark, ennesima gemma che riprende un tema caro a Clark, quello di
Randall's Knife, cioè il racconto messo in musica.