DELTA MOON (Howlin’ at the Southern Moon)
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  Recensione del  09/04/2009
    

Chi non si è mai lasciato catturare dall’ipnotico viaggio nel southern swamp-blues e rock dei Delta Moon troverà in quest’ultimo Howlin’ at the Southern Moon una scorciatoia importante a ricoprire ben quattro dei loro cinque dischi. Giochi di chitarra e una combinazione a due voci il loro biglietto da visita, i Delta Moon hanno vinto a Memphis all’International Blues Challenge un riconoscimento alla loro carriera iniziata nel tardo ’90 quando Mark Johnson e Tom Gray, che vivevano come vicini di casa ad Atlanta, hanno iniziato a regolare la loro passione sulle coordinate delle note strimpellate con solo la slide e una voce femminile.
Il blues ha smosso le acque seppur torbide della loro vita quotidiana ed hanno inziato ad allargare le conoscenze musicali in giro per i locali della città limitrofe, fino a quando il nome Delta Moon ha iniziato a suscitare un certo interesse nel 2002, col loro debutto omonimo. Cinque i dischi complessivi, i primi tre con la cantante Gina Leigh che quando ha deciso di abbandonare il gruppo è stata sostituita da Kristin Markiton che poi a sua volta ha preferito eclissarsi. Il giocattolo sembrava essersi rotto ma il duo Gray-Johnson non molla la presa e anche da soli dimostrano di essere capaci e incidono un disco di livello, un Clear Blue Flame che è stata la dimostrazione del lavoro di tanti anni. Howlin’ at the Southern Moon è un best of necessario per poter ripercorrere ed avvicinarsi alla loro carriera (per chi ne è totalmente a digiuno, assolutamente vitale).
18 le canzoni scelte: le prime 7 dal lavoro in duo del 2005 (l’iniziale Clear blue flame che dolcemente tesse la tela della melodia con aggraziati giochi alle chitarre, vorticosi quando si va a sprofondare nel torbido bluesy di Trouble in the Home, l’ipnotica Jessie Mae e le deliziose Cool your Jets, dove tutti quelli che amano la chitarra apprezzeranno molto il risultato, Life’s a song, Lap Dog con un suono più ricercato che cresce alla distanza in I’m witness a chiudere). 4 da Howlin’, 3 da Goin’ Down South e le ultime 4 dall’esordio omonimo ed entrano in scena le donne: Swamp-bayou e un gran lavoro alle chitarre che vi inchioderanno alla poltrona (Gray alla lap steel e Johnson alla elettrica) dalla sensuale You don’t have to go, il rock di Must be Lonely per tornare al roots-bluesy della splendida Midnight Train, un must come Blue Highway senza dimenticare quel gioiellino di I Want to go. Se Dreams Come Real l’avrei tenuta fuori dalla raccolta, il resto è perfetto sin da Goin’ Down South, Preachin’ Blues, House of Dolls, Shake ‘em Dolls una più bella dell’altra. Come tutti i Best of alla fine manca sempre qualche canzone, ma per chi ne è proprio all’asciutto un filotto fondamentale per ripercorrere il viaggio dei Delta Moon tra presente e passato.