GEOFF SPAHR BAND (Swinging Doors)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  27/02/2005
    

Decisione saggia quella di Geoff Spahr, nato e cresciuto nella metropoli di Houston, di spostarsi a quasi due ore di macchina verso l’entroterra, con destinazione College Station. Più alla portata di un ragazzo, soprattutto musicalmente è stato una scelta azzeccata: l’aria è più densa della texas music vicina a suoni più marcatamente rootsy, e un giovane trio di amici alla ricerca del paradiso, lungo quelle strade ha trovato nome, suono e notorietà: tutto ciò rivela l’ascolto di questo album di debutto Swinging Doors, ruspante e elettro-acustico.
Molto abile alla chitarra seppur pensasse solo a quel suono si è riscoperto anche un paroliere sarcastico dimostrando anche di avere carattere quando si tratta di scrivere canzoni, perché sebbene la scuola cantautorale texana è stata importante nella sua crescita musicale (Robert Earl Keen in primis), il saper dosare l’anima più roots della sua terra -una ricca strumentazione acustica con un mandolino sempre ficcante- rende Swinging Doors un disco di una freschezza particolare, contagioso quanto basta per farlo girare nel cd spesso e volentieri. La Geoff Spahr Band inizia a costruirsi uno scheletro sin dalle battute elettro-acustiche iniziali della rootsy Paradise has Swinging Doors, la slide è lanciata ad aprire lo show che diventa elettrico da Lover’s Doom in poi: l’armonica che accompagna Spahr è deliziosa, alla texana nulla da eccepire anche quando i riff sono più marcati e prendono la scena che resta comunque quella di una roots-ballad piena di vigore e pathos con mandolino e armonica a suggellarne il finale. Niente male! Mandolino bluegrass per Colorado’s Alright Too, la strumentazione acustica resta sulla scena come le storie di ragazzi e l’armonica sullo sfondo, il ritmo sale poco per volta e la primavera in Colorado poi non fa tanto sentire la nostalgia di casa.
Più introspettivo il percorso sottovoce di 48 Hours che spezza quel clima festaiolo che sprigionano canzoni corali come Along The Way dove alla strumentazione base dei pezzi precedenti si aggiunge anche il violino che tiene testa al mandolino, sentire la vivace Means to an End, la ballata agreste molto suggestiva di Out There Tonight o nel country bello gonfio di 3 Sheets Gone dove si apprezza anche l’uso dell’elettrico fino a Done Some Right e alla splendida Beer Scale dotata di una luce particolare. La forza della Geoff Spahr Band è nella ricerca di mix di suoni diversi, una delle poche escursioni dove il rock e i riff sono più liberi di spaziare portano come risultato ad un paio di perle: se Flipside fa intravedere le loro qualità, la conclusiva Take the $ & Run è davvero un gioiello: storia, melodia, chitarre ruvide e sfrenate, armonica e banjo in un tutt’uno meraviglioso. Il futuro della Geoff Spahr Band è anche in questo brano.