GOURDS (Haymaker)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/03/2009
    

Il Cajun e country-roots trascinante della splendida Country Love mi aveva particolarmente colpito in una calda serata texana dello scorso ottobre, un concerto -che seppur con i soliti momenti di estraneamento- aveva cambiato radicalmente i ricordi musicali dei The Gourds, appannati come i loro ultimi dischi. Quel senso della melodia non solca solo quella canzone ma un po’ tutto Haymaker e si viaggia su vette di qualità che seppur tendono a scontrarsi come al solito con l’irriverenza delle loro liriche, che non vanno mai prese troppo sul serio, i due songwriters Kevin Russell e Jimmy Smith ritornano a far musica di spessore e questa è una bella e gradita sorpresa. Infatti da Fossil Contender che è una deliziosa rock song, riff seducenti mentre viene cantata sempre con voce squillante, alla canterina The way you can get, un piccolo gioiello perfetto per le esibizioni dal vivo, l’aggiunta del piano e lo stile alla Hyatt rende grazia ad un successo costruito attraverso il Texas proprio sulle esibizioni live anche quando il disco da studio era zoppicante, ma la solida scrittura, l’essere musicisti vivaci e strampalati, da palcoscenico, ha sempre permesso alla band di restare a galla.
Mandolino e country spensierato per una gustosa Hey Thurman, la scherzosa New Dues che rischiano di portare troppo il suono verso i loro vecchi spazi confusionari, ma per fortuna si trattengono ed è segno che il disco gira nel verso giusto come la sopraffina fisa di All the Way to Jericho ci tiene a confermare, dove si cercano risposte o direzioni che mai avresti aspettato di sentire così dolci per le tue orecchie. Ma altre quattro perle seguono a ruota, da una parte Valentine dove solchiamo i confini del mexico, la fisa il mandolino sono raggianti e la dolce ballata tocca il cuore mentre il canto del gallo apre un roots texano da incorniciare come Country Gal, che non si finirebbe mai di ascoltare e poi ancora i violini seducenti di una Bridgett dall’aria malinconica dove partecipano alla festa anche fisa e chitarre elettriche per poi continuare con un country classico come Shreveport suonato alla grande.
Quattordici i brani nel totale e anche se si avvicina la fine, Haymaker non scivola mai come accadeva nel passato, se Luddite Juice è un rock godibile ma più nella norma, Tex-Mex Mile è splendida nel giro tra tex e mexico con boots fisa e violini belli spavaldi, la chitarra legnosa di Blanket Show per tirate il fiato per un attimo solo, al brano conclusivo con il filo pop di Tighter. I The Gourds hanno lavorato davvero bene stavolta, tutto fila liscio e Haymaker è senz’altro uno dei migliori album della loro lunga carriera.