TEJAS BROTHERS (Tejas Brothers)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/03/2009
    

Chi ha nel cuore e nei ricordi i Texas Tornados e Doug Sahm allora togliete la polvere (se mai ce ne fosse!) dalle parte di quei cd e fate spazio a questo disco dei Tejas Brothers perché ne ha tutto il diritto: un mix folgorante con l’energia del rock-blues, chitarre e la fisa in perfetto clima Tex-Mex di confine. Un esordio coi fiocchi, maturo da questi ragazzi diventati un gruppo solo nell’autunno del 2006 tra San Antonio e Forth Worth, dove Chris Zalez alla chitarra ha conosciuto Dave Perez, penna del gruppo con i suoi otto brani ispirati al trio magico Hank, Cash e Merle con Flaco Jimenez a dettare i ritmi per i virtuosismi alla fisa che si diffondono immediatamente nel suono dell’intensa I Can’t Sleep.
Passa un po’ tutta la mistura di quei suoni quando costeggi i confini del Mexico, quel ritmo coinvolgente tra chitarre alla texana e la melodia allegra tutta sentimenti di confine, ascoltate la splendida Guitars and Girlfriends dove la slide tuona come nelle road house calde del Lone Star State ma che i Tejas Brothers ammorbiscono tra refrain corali e sinuosi e poi tanta passione come in un’altra perla struggente, Love Me Or Leave Me Alone, gioco alla fisa sublime e duetto vocale Zalez-Perez perfetto. Doug Sahm in cattedra per l’aria di festa della avvolge Sweet Lolita e tra le cantine del texas il cuore sembra proprio che non riesca a togliersi di dosso il peso dei boots ma si sa che l’amore riserva sempre sorprese, belle o brutte che siano ti tengono in vita, e il gioco tra mamacita, chiquita, e Lolita non può che farti star bene.
La roccata Get Gone poi ci fa capire che i Tejas Brothers hanno un’orizzonte vario in cui poter sguazzare, i riff sono ficcanti e Chris Zalez trova compagnia alla chitarra nell’intervento di Matt Hillyer e Anson Funderburgh, che diventano acustiche nel tessere una roots-ballad come I Can’t Complain sempre piena di fascino, ma questo oramai l’avrete capito. Altro tex-mex rock splendido è la rivisitazione di Same Things Could Happen To You di Lazy Lester con in più un tocco al piano di John Street mentre Zalez si diverte a far scorrere le dita sulla chitarra, mentre il mexico furoreggia nella meravigliosa La Llorona dimostrazione di come anche sedendosi a cerchio tra un paio di sedie con solo la fisa e la voce, si possono costruire momenti emozionanti.
Trascinante Boogie Woogie Mamacita con coda chitarristica che diventa parte fondamentale nel clima bluesy che costeggia Doing A Real Good Job ed è ancora un gran bel sentire e senza accorgersene il disco arriva alla fine. A chiudere lo fanno ancora in gran stile con la solare That’s I Need e una ghost track con quell’aria di work in progress che sul finale non fa che accrescere la curiosità di vederli fra una quindicina di giorni in quel di Austin. Texas, ovviamente.