TOBY WAYNE & THE DISTANT THUNDER (Strangers)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  01/03/2009
    

Con l’etichetta di miglior country band della scena del Southwest dell’Oklahoma (arrivano da Frederick), ecco presentarsi ai confini del Texas Toby Wayne e i suoi The Distant Thunder, cantano e suonano come se fossero in presa diretta in una delle tante esibizioni della scena Red Dirt di casa e come descrive Still Breathin in apertura di Strangers, il sound è chitarristico ma senza troppi sfarzi con una slow rock ballad magnetica e insieme a brani più muscolari portano avanti con scioltezza la miscela cara agli amanti del genere, seppur con qualche titubanza quando accantonano la sezione ritmica, ma il disco regge alla lunga fino alla fine.
Con Travin Linville che appare tra le special guest il distillato southern trascinante della splendida Southernman sembra essere il loro biglietto da visita, Toby Wayne rincara la dose sia alla voce che alla timbrica delle chitarre e mentre parlotta sfrutta i cambi di ritmo e la rende coinvolgente allo stesso modo della title-track che si discosta dalla precedente, brano più introspettivo non proprio acustico come l’attacco sembra celare, ma il mandolino è a proprio agio con la telecaster che seppur gira a basso voltaggio accompagna la melodia, e il brano cresce piano piano anche grazie al trasporto vocale di Toby. Sette le canzoni scritte da Wayne mentre la vivida Everyhing è frutto della penna di due talenti della scena country come Parkman/Black, ballata rock che si agita al momento giusto, un po’ come la storia dei due fratelli Toby e Kris James che suonano insieme dalla tenere età di cinque anni, basso e chitarra, piuttosto precoci ma cantavano nella band di famiglia e lungo la deliziosa What Am I Good Do trovano il tempo e l’occasione per dispiegare i loro propositi.
Vibrante l’attacco dell’intensa Gettin Darker, altra rock song con il freno tirato che lascia piacevoli ricordi e riff che ardono nel tono sommesso di fondo, ma sanno anche dosare l’ironia come la ruspante Fat Chick che presumibilmente diventerà un cavallo di battaglia nelle road-house: riff, whiskey e bei ricordi del gentil sesso… peccato per One Night At A Time, un po’ troppo monocorde meglio I’m Here che sebbene tende al miele Toby Wayne la canta divinamente, ma per fortuna a chiudere ci pensa una piccola perla come Oklahoma Sunday Afternoon, roots rosso vivo come le birre che circondano il barbecue all’aria aperta in una domenica pomeriggio spensierata tra amici e buona musica. Formula perfetta per godersi la vita come insegnano Toby Wayne & Friends.