BILL RICE (I’d Do It All Again)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  01/03/2009
    

Cuore da countrymen e anche se i sogni sono quelli da texano stradaiolo, resta fedele ai suoi mentori ma sembra imparare in fretta su come destreggiarsi nel mercato del Lone Star State, lui è Bill Rice songwriter nato e cresciuto in Oklahoma, a Stillwater ha preso la country music e se le è trascinata fino ad Oklahoma City dove si è reso conto che per dare un vero senso alla sua passione bisognava trascorrere un periodo a Nashville.
Cinque anni di studio che restano nella sua musica comunque utili per smussare i suoi desideri prima di decidere di far tappa verso Austin e provincia in cerca di un suono che desse maggior respiro alle sue liriche. Nel 2000 la prima country band, la stessa che poi nel 2007 ha confezionato I’do Do It All Again, country vicino a Nashville quando si mettono in piazza i sentimenti ma le chitarre, i violini spiritati, una bella voce e qualche comparsata di vecchi amici, come Walt Wilkins non fanno che impreziosire I’do It All Again lasciando una manciata di canzoni positive, niente di trascendentale ma oneste: apre le danze il rockaccio tosto di Kicked Out, tanto per destare l’ascolto e lo fa con picchi southern ma il violino di Vinnie Garbonzo che lo segue a breve distanza resterà comunque il fulcro del disco: dalla strappacuori country-style di The Meaning of Love al rock felice di Seminole Sunday.
Bill regala maggior pathos quando lascia entrare le influenze texane, così la title-track è un riuscito slow-country impreziosito dal mandolino, non è da meno il morbido rootsy-country di una godibile No Love In That House che sicuramente impazzerà nelle road-house, sforando appena nell’hard country in Stand Up e il risultato è degno di menzione, poi il duetto riff-violino è azzeccato. Songwriting messo sul piatto nell’isola acustica di Most Precious Thing, struggente, e l’uso del piano è un tocco in più, Be With Me è un’altra slow-ballad country di spessore lasciando alla fine qualche nuova intuizione con Five More Minutes, rock alla texana, e una roots song sempre dall’andamento lento come la splendida Sinner che lascia sperare per un futuro roseo nel Lone Star State.
Bill Rice Band per adesso anche senza strafare procede nella giusta direzione ed è quanto basta per dargli un ascolto.