POWDER MILL (New Mountain)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/03/2009
    

Cinque lunghi anni trascorsi sulla strada con la sua band degli Shady Deal, poi ha deciso di lasciare il Mississippi e tornarsene a casa nel Missouri per registrare un album in solitaria, Jesse Charles Hammock II lì tra le Ozark Mountain ha rivisto con piacere vecchi amici strumentisti dal passato glorioso in band come i Black Sabbath e altri con influenze più legate alle terra, tra il country e chitarre a cui piacciono assoli di puro rock’n’roll.
Ebbene a volte questi incontri portano con loro solo piacevoli ricordi e le rimpatriate tra vecchi musicisti regalano sempre gradite sorprese, così il progetto in solitaria viene accantonato per lasciare spazio alla scrittura di un solido e ruspante viaggio denominato Powder Mill e New Mountain non poteva che essere un omaggio allo spazio che li ha circondati durante quel periodo per un album intenso, corale e corrosivo tra southern e roots-country music come la voce e il suono che sembra arrivare da un vecchio vinile all’inizio della title-track che apre il disco, ed invece lo squarcio improvviso delle chitarre ci porta da tutt’altra parte: rock sudista solido e pieno di fascino, la voce si fa grossa ma si procede a basso voltaggio con riff fluidi e muscolari e si continua a distorcere le corde nella tosta Highway Robbery.
Invece quando meno te lo aspetti con la pioggia in sottofondo che sembra annunciare un altro cupo esercizio strumentale ecco un violino e territori acustici presi per mano dalla voce calda di Hammock a solcare la solarità avvolgente di una splendida roots ballad come Overpass, territori agresti che cozzano contro la massiccia scarica elettrica di una Darkness of the Sun che esce dai confini sudisti per solcare l’hard rock, ma piaccia o no il fascino resta. Sbuffa il treno che entra pian piano attraverso Baby Yo Man, matrice sudista elettro-acustico trascinante con piacevoli guizzi alla chitarra che diventano acustici e rientrano in territori campagnoli nella ballata ridente di Whose Hands, dove a condurre la partita è un virtuoso mandolino riprendendo i violini nella successiva Ozark Girl, altra ballata spruzzata di country assai vivace.
Un combo molto efficace, pochi fronzoli, storie di peccatori e vinti, diavoli e sogni tra New Orleans e il Mississippi che solo nel finale hanno qualche titubanza, How Far We’ve Come appare un po’ sopra le righe, meglio Meth Lab Blues anche se solo voce e chitarra, la tosta What You Are To Me qualche appiglio sembra mostrarlo ma va meglio nel rockaccio di periferia di The Devil And New Orleans e nel finale tutto riff di una sbarazzina Heaven Help Us. New Mountain è i suoi paesaggi rurali ad alto tasso elettrico vedrete che vi piaceranno eccome!