Ragazzo diciannovenne nato nella piccola cittadina di Friendswood nel Texas, di chilometri ne mastica nel suo album di debutto
Roll the Dice, anche se solo a cavallo della sua musica: dalla Lousiana, ai senzatetto di San Francisco, tra dolore covato a lungo e speranza di pace, al pensiero del tepore delle mura amiche per poi ritornare al caldo della sua terra. Un viaggio lungo undici canzoni che restituiscono la genuinità e le emozioni di questo songwriter in erba cresciuto a rock n’ roll, ma a Willie Nelson che alla radio dominava la scena country locale preferiva che sul proprio lettore cd girassero con maggior assiduità i vinili di Neil Young.
Non nascondendo di ispirarsi a queste due leggende,
Roll the Dice riesce a combinare un mix rock e country di grande spessore e freschezza, con giochi di chitarre e ballate superbe da gran songwriter. Fucina di talenti il Texas, ma il country l’ha scoperto solo per amore della sua ragazza, ha una voce solida come le chitarre che mette in mostra sin dall’attacco della genuina
Where the Music Here, rock tutto fascino con una strumentazione ricca il ragazzo inzia a mostrare i muscoli e Roll the Dice continua a volare: da
My Home e
Lousiana Smile dove la slide si mischia al country e alla melodia tipica del rock alla texana, usa molto il piano che dona un fascino particolare a
Find Peace Again,
Neil Austin Imber se la carica tutta sulla sua bella voce e con la malinconia di fondo e parole forti costruisce una ballata intensa.
Country-rock leggero molto texano anche lungo una splendida
Cruel Charade, dove il talento del ragazzo prende piede in modo consistente, sa come dosare la melodia alla sua voce, la slide è sempre presente e al momento opportuno la lascia spaziare in solitaria. Dolce tragitto anche per
Fly Away che si accende all’improvviso anche se il capolavoro di
Roll the Dice resta
Those Four Words: canzone scritta in onore del nonno che con amore si è preso cura della moglie nel periodo difficile, quando l’Alzheimer se l’è portata via e la meravigliosa melodia che Imber costruisce è tutta in semplici accordi di una chitarra acustica, ma il brano ha una forza dirompente e i ricordi di una vita, della famiglia fanno il resto.
Da riascoltare e riascoltare insieme alla title-track, che è quello che ci vuole per ritornare in pista, chitarre lanciate a gran velocità, rock tosto per un altro spaccato texano a tutta birra, altro brano coi fiocchi. A chiudere un paio di canzone brillanti, se
San Francisco Song non porta nel titolo il tocco leggero di country che l’attraversa,
Back on my Feet e la conclusiva
Big Star sono rock febbrili che segnano un debutto notevole e la scoperta di un nuovo talentuoso songwriter,
Neil Austin Imber.