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Un giornata di sole e una storia da raccontare.
The Ballad of Carlsbad Country è il titolo e il filo conduttore che attraversa tutte le canzoni del disco, intrecciate tra di loro ma mantenendo una linearità e un nesso logico brano dopo brano, immerse nel country e nel roots, sulla stessa strada che nel lontano 1975 intraprese
Willie Nelson che spazzò via ogni plausibile dubbio sul concepimento di un disco country su un’unico viaggio, con
Red Headed Stranger: la vita di un predicatore in fuga dalla legge dopo aver ucciso sua moglie, pura poesia passata da trent’anni che fa un certo affetto messa a confronto con gli scenari dell’industria musicale dei giorni nostri.
Ma come mai
Hang Jones, pseudonimo di Stephen Grillos singer-songwriter della bella San Francisco, decide di debuttare immergendosi nelle oscure stradine del New Mexico per raccontare di ubriaconi, uomini senza fede ed assassini? A sentire Grillos (più attinente al clima di fondo) dalla piacevolezza nel cantare due canzoni come
Caroline e
Red ha capito che sarebbero potute diventare parte di una storia più lunga e complessa (“…
but when I noticed that they could be chapters in a much larger story, I got really excited about rewriting all the othertunes to fit into the story”). Con al seguito la chitarra e il mandolino di Matt Cunitz e il violino di Mayumi Urgino, Grillos racconta la vita e la resa di William Bishop, figlio di un noto fuorilegge che cresce e combatte contro i crimini e le punizione paterne, mentre la madre desidera per il figlio un avvenire diverso.
Il destino di William inizia sulle parole della toccante
Mexico Line, viaggio roots elettro-acustico che durerà per tutto il viaggio, violini vivaci e voce squillante tra storie che diventano più introspettive e seducenti come in
The Reckoning e più solari e dannatamente accattivanti in
Comin’ Round, dal suono avvolgente e spirito libero. Ballate toccanti come
She Said, giochi alla chitarra incantevoli tra violino, mandolino e sentieri western-style come in
Gunnin’ For You, ritmo country mai ripetitivi, dolci e piacevoli i country-roots di
Wasted Time,
Caroline fino alla splendida
Red.
L’aria di morte che si avverte nell’intro di
Death don’t have no mercy è forte, densa, e la strumentazione restituisce quelle sensazioni per tutti i tre minuti con ‘Grillos’ che canta con partecipazione all’aria struggente che dipingono la chitarra acustica e il violino che non lo mollano mai, piccola perla western.
Si continua così fino alla fine del viaggio di
The Ballad of Carlsbad Country con
Arm Yourself, la scura
Hangman’s Noose e il roots splendido e bluesy di
Alive. Con le note malinconiche di un piano e del violino
Hang Jones chiude una storia e un viaggio tra fuorilegge e anime in pena, nella speranza di un sogno di una vita migliore.