HANG JONES (The Ballad of Carlsbad Country)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/02/2009
    

Un giornata di sole e una storia da raccontare. The Ballad of Carlsbad Country è il titolo e il filo conduttore che attraversa tutte le canzoni del disco, intrecciate tra di loro ma mantenendo una linearità e un nesso logico brano dopo brano, immerse nel country e nel roots, sulla stessa strada che nel lontano 1975 intraprese Willie Nelson che spazzò via ogni plausibile dubbio sul concepimento di un disco country su un’unico viaggio, con Red Headed Stranger: la vita di un predicatore in fuga dalla legge dopo aver ucciso sua moglie, pura poesia passata da trent’anni che fa un certo affetto messa a confronto con gli scenari dell’industria musicale dei giorni nostri.
Ma come mai Hang Jones, pseudonimo di Stephen Grillos singer-songwriter della bella San Francisco, decide di debuttare immergendosi nelle oscure stradine del New Mexico per raccontare di ubriaconi, uomini senza fede ed assassini? A sentire Grillos (più attinente al clima di fondo) dalla piacevolezza nel cantare due canzoni come Caroline e Red ha capito che sarebbero potute diventare parte di una storia più lunga e complessa (“…but when I noticed that they could be chapters in a much larger story, I got really excited about rewriting all the othertunes to fit into the story”). Con al seguito la chitarra e il mandolino di Matt Cunitz e il violino di Mayumi Urgino, Grillos racconta la vita e la resa di William Bishop, figlio di un noto fuorilegge che cresce e combatte contro i crimini e le punizione paterne, mentre la madre desidera per il figlio un avvenire diverso.
Il destino di William inizia sulle parole della toccante Mexico Line, viaggio roots elettro-acustico che durerà per tutto il viaggio, violini vivaci e voce squillante tra storie che diventano più introspettive e seducenti come in The Reckoning e più solari e dannatamente accattivanti in Comin’ Round, dal suono avvolgente e spirito libero. Ballate toccanti come She Said, giochi alla chitarra incantevoli tra violino, mandolino e sentieri western-style come in Gunnin’ For You, ritmo country mai ripetitivi, dolci e piacevoli i country-roots di Wasted Time, Caroline fino alla splendida Red.
L’aria di morte che si avverte nell’intro di Death don’t have no mercy è forte, densa, e la strumentazione restituisce quelle sensazioni per tutti i tre minuti con ‘Grillos’ che canta con partecipazione all’aria struggente che dipingono la chitarra acustica e il violino che non lo mollano mai, piccola perla western.
Si continua così fino alla fine del viaggio di The Ballad of Carlsbad Country con Arm Yourself, la scura Hangman’s Noose e il roots splendido e bluesy di Alive. Con le note malinconiche di un piano e del violino Hang Jones chiude una storia e un viaggio tra fuorilegge e anime in pena, nella speranza di un sogno di una vita migliore.