I ragazzi di Columbus mantengono lo stesso ritmo del precedente III, un buon album dove francamente era difficile immaginarne un seguito senza cadere nel risentito, ma perdono in freschezza e nel loro quarto disco
Speaking in Cursive, il suono si trascina con la costante, rutilante e ripetitiva matrice rock-punk, trovando qualche interessante fermata nel tragitto, come per assaporare del buon whiskey in santa pace, con atmosfere più alternative come accennavano agli esordi.
Niente di stantio, ma ascoltando la sfuriata iniziale di
Humble Narrator e le cupe chitarre del finale di
Brass Ring si capisce che a quei limiti si rischia di fondere il motore, ma Micah Schnabel mentre riflette e canta come se si fosse appena alzato dal letto, con la stessa lucidità che la prima mattina ti regala quando la colazione consiste di solo sigarette, sembra fregarsene e tra i riff vigorosi di
Folksinger Heart qualcosa sembra trasparire almeno dalle parole: “
It was arrogant to think from the start / You were the only backyard Dylan / With a folksinger’s heart”.
Le chitarre si muovono con circospezione nell’intro del furore crescente di
Bastard and Bridesmaids ma ti rendi conto che i progressi li hanno lasciati in cantina, per fortuna
Shane Sweeney, il bassista, prende il microfono in
The Heart and The Crown (poi in altri due brani: la spavalda
Glass City e la rock-ballad di
Swallowed by the Sea con un’armonica suggestiva), e sebbene l’aria è sempre quella di un dopo sbronza, l’acustica e il vocione toccano le corde della malinconia in un lamento folkie di cui se ne apprezza il tentativo e mentre si ritorna a correre con
Wooden teeth, si nota un clima diverso, più scanzonato e meno aggressivo: dallo stile di
Skinny-Legged Girl con quell’organo molto seventy che costeggia la poesia di una lettera scritta a cuore aperto ad una ragazza, ma non è segno di maggior piacevolezza.
Comunque il cambio di ritmo di
Not your friends lo si ascolta con piacere, una rock song che scivola senza intoppi o la cattiva
Funeral Drag chiudendo con l’acustica
Swingset Assassin, che dopo anni in versione live trova spazio su un disco, e
Sadie Mae per un disco che non aggiunge nulla al repertorio dei
Two Cow Garage.