SLIMFIT (Make It Worse)
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  Recensione del  02/01/2009
    

Un gruppo di veri amici innanzitutto, poi con questo dono -che si portano dietro dall’infanzia- hanno trovato nella musica, nel country e nei suoi derivati, il modo migliore per diffonderla a tutti e a sentire questo loro primo album, Make it Worse, la magica alchimia funziona. Arrivano da Lancaster, Pennsylvania, sono un gruppo che fa ruotare con disinvoltura lenti inframezzi bucolici alle schitarrate molto rock/alt. Country, diciamo che il clima da barroom gli si addice abbastanza e il clima gioioso è tutto frutto di un solido songwriting e nelle telecaster.
Quel fervore alla Uncle Tupelo, sobbalzi nervosi che vanno a braccetto con violini e ballate country alla texana mentre si snocciolano discorsi amorori e di sesso. Joey McMonagle è il leader degli Slimfit, e per catapultarci in Make it Worse pensa bene di iniziare a far musica in sordina, con i giochi elettro-acustici del country-folk di Midnight Blues: ricca la strumentazione -tra mandolini, viola, violini- un fascino tutto retrò ma anche un avvisaglia di quello che ascolterete, tra repentini cambi di ritmo, ovvero alt. Country che diventa robusto come nelle seguenti Wrong is Wrong e Easy to Talk to, perfette ad un party per tirare su il morale, e poi il rock e i riff sono sempre di casa quando sono bene costruiti.
Certo il pizzico di bluegrass che spunta dalla title-track sembra spaesato lì mezzo, meglio continuare a serrare i ranghi e a far andare veloci le dita sulle chitarre, Which way You Gonna Go è un piacevole rock sporcato di country ed il territorio su cui si trovano a loro agio mentre Old Song rischiaccia il pedale del freno in modo troppo repentino. Qualche scricchiolio si avverte quando il ‘rumore’ si placa, ma l’armonica e il country ruspante di Fight’ Til You Die è pronto a richiamare il sole per sgomberare le nuvole e anche il country felice di Dancin Shoes è un bel sentire, un duetto giocato su clichè country ma una buona sezione ritmica e una bella melodia sono l’arma vincente con il ritmo che ti avvolge e ti conquista.
L’aria che si respira è salutare, l’armonica di That’s Me introduce una splendida rootsata e poi il rock di Pony Up nel suo schema semplice e lineare, si ascolta tutto d'un fiato. A chiudere un paio di country corposi e suggestivi come quelli di Never Learn e soprattutto la corale Remember the Words, che tra birra e chitarre arriva ad un finale tipicamente texano, dove si canta e ci si diverte insieme. Qualche piccola sbavatura non rovina di certo la piacevolezza che si prova dall’ascolto di Make it Worse.