WILL QUINLAN & THE DIVINERS (Navasota)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  02/01/2009
    

Ce ne sono tante di piccole cittadine nel Texas quasi dimenticate dal tempo, Navasota è una di quelle e questo disco cresce e si sviluppa lungo quei confini fino alla Contea di Grimes, ad un centinaio di chilometri da Austin, per un omaggio alla terra delle loro madri. Nulla da temere, non si cade mai nei facili sentimentalismi anche perché Will Quinlan, dalla Florida, sposa l’alt. country con l’elettrico a cui affida il compito di dispiegare il lato introspettivo da navigato songwriter -anche grazie ad una voce convincente- e non per ultimo, spruzzate texane che sono sempre le benvenute.
Un disco che ha avuto una lunga gestazione, canzoni che risalgono alla primavera del 2003 quando i Diviners non esistevano, che solo dopo il 2006 hanno trovato la strada di uno studio di registrazione. L’elettro-acustico in apertura di Hallowed Ground ci porta in quei territori alt. Country che ricordano quelle terre desolate e lontane di cui si parlava pocanzi e la timbrica vocale e il dolce incedere spezzato dall’entrata della band è particolarmente convincente anche se al brano potremmo accostare tanti di quei gruppi, ma il solo centrale acustico distoglie i pensieri e Will Quinlan and the Diviners conquistano la scena e meritano attenzione.
La malinconia danzerina di Remember the Beatitudes è una piccola gemma roots, flebile la voce, ma vigorosa e attraente allo stesso istante, il paesaggio sembra delinearsi poco alla volta dinanzi agli occhi, come va a descrivere South San Pedro, dove l’armonica e riff carichi e nervosi, portano in palmo di mano un roots-rock coi fiocchi: lungo il sud del Texas scorre una piccola storia di confine a chiudere un trittico perfetto.
Da Promise (Walk On Water), dolce roots-ballad ad Acrimony Blues, ruspante e gagliarda che viaggia a velocità sostenuta -sembra uscita dalla penna dei figli bastardi di Johnny Cash-, Navasota continua a procedere a vele spiegate ancora per poco, fino alla ballata elettrica di Plastic Rosary (Winter 1970) proposta in doppia versione con un intenso mandolino scelto per chiudere il disco. Fin qui le note liete perché al giro di boa il suono si dilata, dalla title-track si mischiano leggere sonorità pop, Thieving Life e Blu Sky Mind lasciano l’amaro in bocca relegando l’unico guizzo interessante alla coriacea St. Theresa. Un viaggio incompiuto per Will Quinlan and The Diviners, speriamo nel prossimo.