RAMBLER (First Thing First)
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  Recensione del  12/11/2006
    

Il debutto dei Rambler ha molto a che fare con l’amore di Pat Terranova per gli Skynyrd: non tanto nel tipo di suono, ma nei temi e negli anni che sembra richiamare e che ricorrono in First Thing First culminando con la presenza alla batteria di Artimus Pyle, il sopravvissuto del tragico incidente aereo che portò via le vite del leader Ronnie Van Zant, Steve Gaines e Cassie Gaines lasciando ai superstiti gravi lesioni e la fine dei “veri” Skynyrd.
Da quei ricordi, da quelle ferite ma anche dai momenti di gioia e di ribellione che quella musica riusciva a trasmettere, il singer/songwriter Pat Terranova ha costruito attorno a quelle sensazioni i Rambler, una band che porta con se il cuore e lo spirito dell’America rurale, quella che lavora, quella che conosce le delusioni della vita e che sa godere della gioia fatta di piccole cose, come queste canzoni regalano dall’inizio alla fine di una trentina di minuti dove si strizza al rock di altri tempi con ballate roots che si adagiano sulla voce cavernosa di Pat, che sa come adattarsi ai cambi di ritmo sin dall’apertura di Hard Times, proprio in tema con quanto si accennava, e la vita si fa dura.
Rock spigliato, chitarre che si adagiano alla malinconia di fondo della realtà quotidiana, dal Tennessee al Texas attraverso rock-ballad vigorose come la bella Whiskey Drinking Eyes che si accende al momento giusto, come i riflessi southern di Drifter, mentre la dolce chitarra acustica della splendida Travellin’ Man ha tutto per piacere immediatamente, una melodia che gioca con la voce di Pat che prende il sole delle terre texane per confezionare una perla elettro-acustica, per chiudere il cerchio con gli echi acustici della dolce 2nd Time for Romance.
Si torna a indurire la voce nella ruggente e ruvida bellezza di Intoxicated e tra il whiskey che scorre a fiumi si delinea Skynyrd Fantasy, un omaggio tra roots e rock meritevole di applausi, la temperatura è quella giusta per continuare a divertirsi, ed ecco la solare Liquor in the Front – Poker in the Rear. Si chiude in bellezza con la deliziosa roots-ballad Missin’ You con un gioco di chitarra acustica sublime e Blame It All On Me, rock in punta di piedi come First Thing First che piano piano saprà come conquistarvi.