MIC HARRISON (Push Me On Home)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  10/09/2007
    

Non sapevo che la scena musicale intorno a Knoxville -ma anche dell’intero Tennessee- fosse stregata da diversi anni dalla scia luminosa (“necessaria come quella di un faro nella nebbia”, scrivono dalle sue parti…) di Mic Harrison e della sua band -The High Score- che non hanno nemmeno avuto bisogno di fare a spallate tra media, giornalisti e semplici amanti della musica. No, questo singer-songwriter li ha conquistati tutti con il suo primo disco Don’t Bail (più che con il secondo, almeno lo si spera). Lui pensa sempre che ogni giorno sia sabato, che il tempo è fatto per divertirsi, di dover dare comunque una faccia al senso di ribellione (libera scelta agli ascoltatori ovviamente), e devo dire che ci riesce in quest’ultimo Push Me on Home, rootsy-songs scritte percorrendo rurali e solitari paesaggi del Delaware nelle ore più piccole, alla luce dell’alba, nella morte dell’inverno a trovare il calore del sole.
I piedi ritornano a calpestare scenari country, dove le case sono impolverate e scricchiolano specialmente quando le porte continuano ad aprirsi spesso per far spazio ad un’onesto rock’n’roll, e con la birra in mano e ampi sorrisi Mic ricorda la vita nella piccola Bradford nel West Tennessee, dove è cresciuto imparando a suonare la chitarra. Naturalmente non tutto è filato liscio dall’esordio del 1999 con Don’t Bail (i V-Roys, Scott Miller, altri dischi, il pop che entra in Pallbearer's Shoes), ma con questo nuovo disco sembra aver trovato i tempi giusti come la bella Mighty Good Wine testimonia in apertura: country-rock robusto, riff nervosi e sebbene si parli della “dolce California” e del Tennessee, il paesaggio sembra più texano ed un bene… Hey Driver è ruspante, da dance-hall anni sixty dove le gonne svolazzano abbastanza nel momento che i pensieri costruiscono la scena festaiola, che continua con la splendida slow-ballad Willfully altro rootsy viaggio con chitarre in cabine di regia.
Mandie McManus porta Dallas nelle parole, sentimenti facilotti e whisky ma è quanto basta per farsi piacere, le note della sempre bella The Only Road danno una sferzata rock, in punta di piedi, ma efficace come l’isola acustica di Tomorrow’s Bloodshoot Eyes. Qualche linea pop del disco precedente c’è ancora, Saving the Widow, Devil’s Horses è più rock, ma leggera, forse troppo, per fortuna a chiudere richiama i paesaggi country-rock e Long Time scorre fiera e felice chiudendo con l’aria di festa Texana della piacevole, alcolica e corale Wiser the Whiskey. Push Me On Home arriva al traguardo in scioltezza, senza grosse scosse per un disco onesto e godereccio.