Usciti dalle colonne di Roots and Branches e di Lost Highways, i Cross Canadian Ragweed hanno saltato il fosso e sono approdati alla multinazionale Universal. Un balzo significativo per questa band nata nelle limacciose acque di
americana e assurta ad una discreta popolarità, almeno in Usa, grazie ad una serie di album solidi e vigorosi.
Sono molto più sudisti di quanto non dica il nome e difatti provengono dall'Oklahoma nonostante operino con una certa assiduita in Texas. Sono un quartetto ben temprato dai suoni del rock n'roll ma nel loro sound entrano una buona dose di
southern rock e melodie di ispirazione
country&western. Ci sanno fare, senza essere memorabili alternano fiondate elettriche di duro rock stradaiolo a ballate acustiche che presuppongono un amore verso il country-rock di un tempo. Sono una classica
highway band che ha eletto la strada a proprio codice ispirativo ed artistico, suonano del roots-rock onesto e sanguigno e con
Soul Gravy arrivano finalmente alla maturità.
Il perno della band è il cantante e chitarrista
Cody Canada, un biondone tatuato con il
phisique du role del rokkettaro che piace alle ragazze del roadhouse. Canta con una voce non personalissima, un misto di Steve Earle e Brian Henneman dei Bottle-Rockets ma scrive canzoni con vincenti, che parlano il linguaggio della strada e mettono in risalto i sogni e le frustrazioni di una gioventù che ha deciso di non partecipare al banchetto del conformismo e della banalità.
Fuggono dall'America dei
reality show e delle bugie presidenziali con un rock "vecchia maniera" che sembra appartenere più ai padri che ai loro coetanei e questo basta per affiliarli agli
outsiders, a chi ha scelto di camminare dall'altra parte della strada. Basta vederli sul palco dello Shadow Canyon nel Dvd annesso a
Soul Gravy per capire di che pasta sono fatti i Cross Canadian Ragweed. Cody Canada, un' eminenza tra le giovani band di americana, canta con sufficiente un-derstatement senza lasciarsi andare a pose che il suo phisique du role (e l'eccitata audience femminile) lascerebbe supporre, si esibisce a piedi scalzi e strimpella molto bene la chitarra dando vita ad assoli non spettacolari ma energici e graffianti.
Quando usa la chitarra acustica (e la usa con buona padronanza) predilige i toni morbidi e allora nascono ballate come
Flowers,
Leave Me Alone,
Down e
Pay che evocano un mondo rurale fatto di country, folk e blues che rammenta
Train A' Comin' di Steve Earle o il primo Peter Case. Brani che hanno il pregio di rendere vario il contenuto di
Soul Gravy facendolo più ricco, completo e avvincente dei precedenti lavori.
Attorno a Canada si muovono un chitarrista ritmico (
Grady Coss) e una sezione ritmica (il basso di
Jeremy Plato e la batteria di
Randy Ragsdale) che, esteticamente, sembrano la classica college band in odore di jam e musicalmente "tirano" un rock schietto ed elettrizzante che assomiglia ai migliori Bottle Rockets con una ventata di
southern rock in più. Un sound solido dalla ritmica dura e dalle chitarre taglienti, che non travalica mai i confini del roots-rock anche quando si spinge ai confini dell'hard in nome di una euforia giovanile che da piglio e freschezza al disco. Anche volerli etichettare si fa fatica ad inserire i C.C.R in un contesto più specifico perché il
southern rock è solo una componente della loro musica e così anche il
country-rock e la matrice
americana.
Prendeteli per quello che sono e, senza aspettarvi cose strabilianti, alzate a palla il volume di
Soul Gravy e divertitevi con canzoni semplici, cucinate con semplici ingredienti "di territorio" ma zeppe di sentimento, di energia e giusta attitudine. Con la loro musica i CCR allungano la lista di coloro che, alla faccia dei sacerdoti della comunicazione mediatica sempre alia ricerca di nuove (e fugaci) tendenze, non praticano la modernità a tutti i costi ma si limitano a tenere vivo il rock n'roll. Come i Del Fuegos e i Del Lords negli anni '80, i Gin Blossoms, Todd Snider, Bottle Rockets, Go To Blazes e Blue Mountain negli anni '90 e adesso, nel nuovo secolo, come gli Slobberbone, Richmond Fontaine, The Great Divide, Black Keys e la frangia più rockista di americana.
Il nuovo lavoro dei CCR viene presentato dalla Universal in duplice veste, ottima la scelta di allegare a
Soul Gravy un Dvd lasciando il prezzo invariato. Il Cd è composto da tredici brani più una
ghost track, sedici invece le tracce che compongono il Dvd live allo Shadow Canyon, nessuna delle quali, eccezion fatta per Alabama (niente a che vedere con l'omonima canzone di Neil Young), presente nel Cd.
Soul Gravy mostra tutte le facce dei CCR con tanto di ballate acustiche,
roots-rock elettrico e chitarre fumanti mentre il Dvd, per via del carattere live, fa bella mostra del lato più duro e selvaggio della band.