BADWATER (Straight From The Tap)
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  Recensione del  01/12/2008
    

Poche congetture, non amano perdere tempo e con un suono tra rock e inflessioni rurali i Badwater entrano di diritto nelle band titolate a rappresentare il Red Dirt Sound. Dall’Oklahoma questi ragazzi con un suono maschio di quelli che non ti fanno annoiare, ebbene il leader Bobby Wayne Hogshooter mentre dosa le energie lungo l’oretta piuttosto vivace di Straight From The Tap ci porta in giro per la terra rossa di casa sua, tra i cieli e la vita delle persone che la popolano.
Al secondo disco, confermano le note positive dell’esordio Southern Purified, molte le chitarre a volte più incisive a volte più morbide per permettere che il suono dell’armonica di Ian Sullivan possa essere libero di muoversi, anche se ascoltando la ruvida parentesi inziale di Never Know non lascia presagire molti spazi, ma la notte in Oklahoma può portare alla ribalta l’essenza del Texas, i violini e lo spirito roots della splendida Cheap Whiskey lo testimonia e su questa alternanza, che continua per tutte e tredici le canzoni, si possono apprezzare le qualità dei Badwater: furore giovanile tipicamente a stelle e strisce e calore texano, sentire la piacevole Rolling Stoned, rock senza congetture, con calma ma è un bel sentire, che continua con la trascinante sferzata di Whiskey Train, tensione sempre a mille, tratteggi seventy e calore, che sia whiskey o altro poco cambia, resta la bellezza di queste canzoni.
Anche quando il ritmo è sottotono, gli squarci interessanti sono dietro l’angolo ed è il caso di una Beautiful Sad Song che dalle prime battute non gli daresti molte chance, ed invece è un signor brano, cinque minuti con una coda chitarristica piene di fascino, cosa che invece non ti passa neanche per la testa quando senti aprire una lattina di birra, perché il risultato lo sai.
Red dirt e rock alla texana con l’armonica come ciliegina. I punti di interesse mutano spesso ed è la fortuna di Straight from the Tap, prendete il passo tranquillo di Bring on the Blues, l’intenso piacere che se ne avverte dalla semplicità dei riff, slow rock-ballad meravigliosa. Non mollano la presa neanche nelle tracce finali, altri rock di spessore: da Oklahoma Son, alla brillante Country Line (Living a Lie è l’unica poco incisiva, l’opposto della tosta She’s All Mine) chiudendo con il texas di Aim’s Getting Better dove ci diverte sempre parecchio, ruspante e splendida. Bravi i Badwater a non perdere la strada maestra.