Suggestivo viaggio nei consolidati comandamenti della Country music (vita senza grosse rotture di scatole tra bevute e discorsi di donne -amori vissuti e perduti- il tutto mentre si sta comodamente seduto a fissare isolate strade polverose) e bisogna ammetterlo che i
Whitey Morgan and the 78's concentrano un distillato di questa essenza nel loro esordio per uno di quei dischi che aiutano a far dimenticare i problemi quotidiani per un paio d’ore, non che il disco duri tanto, ma è il tempo necessario affinchè l’effetto svanisca.
Un piccolo grande disco questo
Honky Tonks and Cheap Motels, quelli che fanno riflettere ma allo stesso restituiscono una decisa spinta a sgranchire le gambe e poi il mondo alla fine non è poi così terribile. Non è un caso l’aver diviso il palco con gente del calibro di
Hank Williams III e
Shooter Jennings, onesti e autentici fuorilegge nella vita e sul palco dove è sempre possibile riuscire a distinguere un avvertimento del genere “
This is your Daddy’s Country Music”, tra le chitarre e lo spirito dei nostri giorni.
La cover del disco poi è indicativa, chissà perché si capisce al volo, sia dal titolo che dalla foto, che non ne resterai deluso dal contenuto: ascolti la traccia iniziale,
Hold Her when She Cries, è scopri di aver fatto un buon acquisto. Whitey Morgan arriva da Flint nel Michigan, una terra che ha visto da vicino gli effetti disastrosi dell’economia globale, persone colpite dalla povertà e dalla disperazione che a fatica sono riusciti ad alzare la testa, ed è proprio attorno a queste parole che poi è nata la Country music ed è proprio per questo che la musica che si respira dal loro disco arriva direttamente dai periodi dove scorrazzavano i fuorilegge, con lo stesso feeling e la stessa rurale allegria.
12 brani tra cui una cover di Springsteen: i giochi di chitarra e il vocione di Whitey in apertura di
Hold Her When She Cries stendono uno spesso telo sulle immagini che appartengono alle nostre frenetiche giornate e ti immergono nel country genuino alla Waylon Jennings e a sentire
Crazy non ti puoi affatto sbagliare, ci aggiungiamo lo spirito Cashiano e il calendario sembra davvero voler ritornare indietro veloce.
Bello pastoso, rock e slide senza dimenticare parole e melodia che assestano fendenti decisi, difficile non farsi coinvolgere.
If Ain’t Broke,
Prove It All to You e
Cheat Again sono classiche fino al midollo, giocose e sempre vivaci,
Honky Tonk Angel ha un fascino particolare fino alla cover di
I’m on Fire. Springsteen in una versione rurale perfettamente riuscita, dire splendida non è un azzardo anzi aggiungo che la coda chitarristica è meravigliosa… per proseguire con una
Back to Back, un classico senza fine.
Le chitarre rumoreggiano nel finale,
Another Round è spigliata, ha l’aria di Detroit più che di Nashville (che invece solca
Love and Honor),
Goodbye Dixie altro country roccato assai delizioso per poi chiudere con la splendida
Sinner dove country e vene southern si fondono perfettamente. Un viaggio nel sano country,
Honky Tonks and Cheap Motels e nient’altro.