WHITEY MORGAN AND THE 78'S (Honky Tonks and Cheap Motels)
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  Recensione del  01/12/2008
    

Suggestivo viaggio nei consolidati comandamenti della Country music (vita senza grosse rotture di scatole tra bevute e discorsi di donne -amori vissuti e perduti- il tutto mentre si sta comodamente seduto a fissare isolate strade polverose) e bisogna ammetterlo che i Whitey Morgan and the 78's concentrano un distillato di questa essenza nel loro esordio per uno di quei dischi che aiutano a far dimenticare i problemi quotidiani per un paio d’ore, non che il disco duri tanto, ma è il tempo necessario affinchè l’effetto svanisca.
Un piccolo grande disco questo Honky Tonks and Cheap Motels, quelli che fanno riflettere ma allo stesso restituiscono una decisa spinta a sgranchire le gambe e poi il mondo alla fine non è poi così terribile. Non è un caso l’aver diviso il palco con gente del calibro di Hank Williams III e Shooter Jennings, onesti e autentici fuorilegge nella vita e sul palco dove è sempre possibile riuscire a distinguere un avvertimento del genere “This is your Daddy’s Country Music”, tra le chitarre e lo spirito dei nostri giorni.
La cover del disco poi è indicativa, chissà perché si capisce al volo, sia dal titolo che dalla foto, che non ne resterai deluso dal contenuto: ascolti la traccia iniziale, Hold Her when She Cries, è scopri di aver fatto un buon acquisto. Whitey Morgan arriva da Flint nel Michigan, una terra che ha visto da vicino gli effetti disastrosi dell’economia globale, persone colpite dalla povertà e dalla disperazione che a fatica sono riusciti ad alzare la testa, ed è proprio attorno a queste parole che poi è nata la Country music ed è proprio per questo che la musica che si respira dal loro disco arriva direttamente dai periodi dove scorrazzavano i fuorilegge, con lo stesso feeling e la stessa rurale allegria.
12 brani tra cui una cover di Springsteen: i giochi di chitarra e il vocione di Whitey in apertura di Hold Her When She Cries stendono uno spesso telo sulle immagini che appartengono alle nostre frenetiche giornate e ti immergono nel country genuino alla Waylon Jennings e a sentire Crazy non ti puoi affatto sbagliare, ci aggiungiamo lo spirito Cashiano e il calendario sembra davvero voler ritornare indietro veloce.
Bello pastoso, rock e slide senza dimenticare parole e melodia che assestano fendenti decisi, difficile non farsi coinvolgere. If Ain’t Broke, Prove It All to You e Cheat Again sono classiche fino al midollo, giocose e sempre vivaci, Honky Tonk Angel ha un fascino particolare fino alla cover di I’m on Fire. Springsteen in una versione rurale perfettamente riuscita, dire splendida non è un azzardo anzi aggiungo che la coda chitarristica è meravigliosa… per proseguire con una Back to Back, un classico senza fine.
Le chitarre rumoreggiano nel finale, Another Round è spigliata, ha l’aria di Detroit più che di Nashville (che invece solca Love and Honor), Goodbye Dixie altro country roccato assai delizioso per poi chiudere con la splendida Sinner dove country e vene southern si fondono perfettamente. Un viaggio nel sano country, Honky Tonks and Cheap Motels e nient’altro.