SHAD BLAIR (Sunday Blues)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/12/2008
    

Mi aveva particolarmente colpito il suo disco di esordio Red Fall che aveva, con merito, portato alla ribalta un songwriter di ottima presa, con un suono texano molto raffinato, rock e ballate, spicchi di country e slow bluesy di grande fascino.
Un esordio molto convincente che non lasciava sorpresi più di tanto se si pensa che per uno come Shad Blair le idee erano chiare sin dall’età di quattordici anni, quando aveva capito di voler concentrarsi su un’unico grande desiderio: scrivere e suonare musica. Non è solo fortuna quella ad avere le idee così chiare in giovane età, ma osservando e analizzando il viaggio intrapreso dalla natia Lubbock, dove era cresciuto nel ranch di famiglia respirando musica quotidianamente, si capisce che la stoffa da singer/songwriter ce l’aveva ricamata addosso. Dopo il college del North Texas si è trasferito ad Austin, l’unica città in cui avrebbe trovato la spinta definitiva per diventare un musicista e a leggere tra le righe del suo nuovo disco Sunday Blues si scopre che è stato prodotto da un certo Mark Sarisky che di particolarità ha il fatto che è un professore dell’Università del Texas ad Austin (luogo dove si possono anche incidere dei dischi… vien da pensare ai ragazzi nostrani che manifestano per nulla per università create per i raccomandati, in mano a famiglie di professori e alle lobby partitiche).
Ombre italiane a cui si preferiscono il sole di Light on Broadway che apre il disco, voce avvolgente e un suono che oscilla tra l’elettrico e il malinconico a dare un assaggio del suo talento spostandosi a casa per Man in the Mirror, whiskey, smoke cigarettes, violini e slide in prima fila. Ballata elettro-acustica suggestiva, molto texana che resta solo un episodio ad anticipare la splendida Little Miss Too Good To Be True, dove il suono si irrobustisce e le chitarre diventano sbarazzine e graffianti. Gran canzone. È a suo agio con le ballate elettriche o acustiche che siano: Uptown Living, The Judge, Sarah’s Leaving sono notturne, parole e musica da folk-singer che solleticano i pensieri, creano domande come la splendida avventura solitaria di Prisoner of War.
Il suono del violino di Danny Levin appare anche se non ha il calore del Texas nella title-track, altra prova della bontà della sua musica, territori folk-roots anche nella brillante Falling Down che continuano nell’allettante Chain Gang, torbido come le punte bluesy che si porta dietro per chiudere con la morbida Walk the Streets e la bella Letter to Jesus. Shad Blair è un songwriter da tenere d’occhio, a dimostrare che in Texas non c’è solo ottimo country, rock e whiskey.