RYAN ADAMS & THE CARDINALS (Cardinology)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  28/11/2008
    

Molti parlano di sequel di Easy Tiger ma Cardinology al contrario del precedente sembra aver smarrito del tutto la rotta via (almeno per quanto riguardo l’omogeneità della qualità delle incisioni), Ryan Adams lascia fin troppo da parte quella vena roots che da sempre lo contraddistingue e prende a piene mani dal pop e dal rock alternative che tanto impazza in Gran Bretagna e l’aria di Gold sembra davvero molto lontana.
I Cardinals erano stati perfetti nel ritorno agreste di alcuni anni fa, ma se da una parte conferma di essere sempre un bravo songwriter, Ryan Adams non lo si può perdonare ancora una volta. Born into a Light e Cardinology sembrano iniziare col piede giusto: una intensa chitarra acustica e la slide in sottofondo a contorno di una ballata countryeggiante di ottima fattura, ci delizia con un tocco di delicatezza ma poi con Go Easy si cambia rotta in modo netto, forse troppo e il pop-rock non morde più di tanto, e così via con Fix It con la sua aria seventy e quel tocco di Memphis che non piace affatto, Magick che è l’opposto, tuona ed è assai nervosa, un punkettino ma niente di più.
C’è qualcosa che non quadra e Cobwebs rincara la dose se mai non fosse stato chiaro il messaggio iniziale: i coretti e quel refrain ripetuto alla noia… sembra che non ci siano ancore di salvezza!!! Invece eccoti il gioiellino, il vero Ryan Adams: Let Us Down Easy, è una ballata di quelle che hanno tutto dalla loro parte: il suono, la strumentazione, le qualità vocali di Adams e la band che è presente ed essenziale.
Una canzone che sembra segnare un cambio di rotta repentino e la chitarra e voce che apre Crossed Out Name a regalare un brano intenso e appassionato è invece solo un fuoco di paglia… Ahimè Natural Ghost porta tutto al livello iniziale, Sin Ships e Evergreen seguono timbriche elettro-acustiche ma non hanno una luce particolare e la conclusiva e pianistica Stop appartiene al passato, quello di Ryan Adams. Solo Like Yesterday porta un sussulto nella parte finale di Cardinology, una ballata elettrica dove finalmente mostra a tutti di che pasta è fatto.
Con una marea di produzioni e dischi che girano nella sua testa (prossimamente dovrebbe venire alla luce un box di 5 dischi: 3 incisi con i Whiskeytown e una collezione di brani da Finger, un progetto con Jesse Malin) Ryan Adams dovrebbe darsi una calmata e sfornare un solo disco ma fatto come si deve, perché lui sa come scrivere un disco di qualità, quella che manca a Cardinology.