TREY CLARK BAND (Never Drift Home)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  11/09/2006
    

Ecco un onesto songwriter che nella sua anarchica veduta delle leggi ha trovato dopo una turbolenta vita on the road, tra citazioni giudiziarie, casini familiari e altre stramberie del genere, la retta via, quella della guarigione, nella texas country music. Ebbene sì, la musica è la salvezza basta solo scovarla al momento giusto e prima con Broke and Busted e poi con quest’ultimo Never Drifter Home accogliamo a braccia aperte un talentuoso songwriter che con una serie di convincenti canzoni ci porta dritto nel country made in Texas.
Waste Some Time è piena di violini, slide e poi Trey ha una volce calda che si adatta bene alle escursioni in territorio tradizionale, ma i ricordi del Mexico, della tequila e delle storie tipiche della sua terra mostrano l’altro lato del country, quello che solca Travis Country, molto texano, sempre corale e coinvolgente ma di tutt’altra pasta con una strumentazione che si allarga al mandolino e alle chitarre acustiche.
Qualità di Never Drifter Home che si impenna con I Gotta Run, isola roots-country elettrica che ci accompagna lungo un trittico di ballate molto suggestive, come dire altrimenti della splendida Everything A Fool Could Ever Need, dove Trey Clark dimostra di essere un songwriter con solide fondamenta, giocando su varie tonalità musicali e la canzone è pura bellezza. Ma fa ancora meglio con la successiva Just Like I Always Do, summa del Clark pensiero tra sentimenti, birra e anima stradaiola, un piccolo gioiellino elettro-acustico che chiude una malinconica e toccante canzone.
Il ragazzo gira a mille e quando torna a far festa ci infila anche la fisa border accanto al violino e l’amonia di Big Candy diventa ancor più coinvolgente, il cuore texano percorre la bella Lost a velocità sostenuta, 10 More for the Road altro country piacevole prima di tornare al sound traditional con Half the Mind.
Francamente quando si aggira in questi territori old-style lascia per strada qualcosa, la trascinante Take Our Time è tutt’altra cosa, limpida lettura della cultura dei suoi luoghi che lascia il segno allo stesso modo di Wanderin’ Eye, per chiudere alla grande con lo splendore della title-track e di una bonus track che confermano l’illuminante qualità di questo nuovo gran songwriter da tener d’occhio.