In Texas è ritenuto da anni un eccellente songwriter e dalle sue performance ha sempre lasciato nell’ascoltatore emozioni dense degli umori e delle contraddizioni dell’umanità, testi che ti fanno pensare e ti catturano con una melodia che prende l’anima border del vicino Mexico e il sole del Texas. Nato nel cuore del Lone Star State tra le ballate western e il country “progressive” di Willie Nelson, è sempre stato affascinato dalla storia che quei brani evocavano, cercando di andare a fondo a quelle rime con una passione che anno dopo anno andava crescendo in un periodo della vita, l’adolescenza, in cui si esplora una varietà di stili e situazioni.
A 16 anni ha iniziato il suo viaggio musicale nel texas roots e dopo molte miglia in giro è riuscito a far confluire nei suoi dischi l’anima della sua terra, tra dischi più riusciti e altri meno, ma sempre musica di qualità, “
Music’s not a choice I made, I believe the choice made me” racconta Brian dopo aver pubblicato il suo esordio
Highway, Heartaches, and Honky-Tonks nel 1997 country classico ma è bastato per affilare il talento che dopo due anni ci ha regalato l’ottimo
Angels & Outlaws, acclamato dalla critica e facendo conoscere il suo lato introspettivo, da puro songwriter.
Altri due anni ed ecco una raccolta di “classici” (nel vero significato del termine) con
The Eagle & The Snake: Songs of The Texians, dove racconta la storia, il folklore e la cultura del Texas che diventerà materia di studio nelle classi elementari per i ragazzi (cosa impensabile nella nostra “Italietta” dove alla cultura si preferiscono le vite dei tronisti).
Heavy Weather è il suo ultimo disco, 12 nuove canzoni e 4 cover per un’ora di musica: ballate, country, folk, tradizioni e strumentali trascinanti (
Storm on the Ring of Kerry) per un’altra tempesta di emozioni, com’è la vita nel bene e nel male.
Heavy Weather la title-track la dice lunga sulle qualità della musica di
Brian Burns, una toccante ballata roots tra giochi di chitarra acustica ed elettrica, una voce accogliente proprio come la sua musica, tra elettrico
The Rain Before a Hurricane dove i riff sono quanto mai incisivi e l’aria border della piacevole
Hurrican Casey.
Fisherman’s Blues è invece l’incrocio di tutto ciò detto pocanzi, bella vivace con la fisa che viaggia a velocità sostenuta, un brano splendido. Sempre la fisa in lontananza ad accompagnarlo in dolci ballate,
Indianola, dove la storia crea lo stesso pathos della strumentazione, vedesi anche la limpida
The Train Wreck at Kiowa Creek o quando decide che la ballatona deve essere da strappacuori se la cava bene, ripesca un classico
Thunderstorms and Tyler Roses e la sua versione è perfetta, ma anche
Broke Down in Tulsa ha il suo fascino.
Suoni ruspanti e armonica bluesy lungo
Nothin’ To Say e diciamo che tra sedici brani qualche titubanza può capitare,
Madison e
Drink The Drivin’ Rain sono un po’ sottotono, ma
Heavy Weather ha parecchie note felici e poi in chiusura la storia di
Edmund Fitzgerald e i suoi 8 minuti con il calore texan-mexican della hidden Track, sono lì a testimoniare le qualità di
Brian Burns.