MATT BEGLEY & BITTER WHISKEY (Bearin’ Down)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  08/11/2008


    

Birra, chitarre e un solido e corrosivo rock texano. Queste sono le poche parole che servono a descrivere la carica che trasmettono le infuocate canzoni di Matt Begley e dei Bitter Whiskey. Lasciano l’honky tonk ai loro vecchietti perché amano di più scorrazzare sul palco stringendo a loro le chitarre, lasciando che l’energia si abbatta su di voi tra roots potenti e rock da saloon chiassosi e pieni di vita che parlano di amore ma anche e soprattutto di vita da fuorilegge, e a sentire le 13 canzoni di Bearin’ Down ci sono tutti i richiami al mito del Country, da Waylon, alle pistole, tra Dallas e vita pericolosa. Giovane band formatasi appena nel 2007 e come sempre accade dalle loro parti in Texas, non hanno impiegato molto a incidere un disco e sotto la guida di Alan Beavers (Randy Rogers Band/Jason Allen) hanno dato alla luce un EP che la band ha portato in palmo di mano e grazie alle infuocate apparizioni on stage hanno raggiunto la popolarità che meritavano grazie alle radio locali e al passaparola.
Su quella spinta hanno inciso questo disco di esordio anche grazie ad illustri partecipanti -gli Stragglers di Jason Boland che se intendono parecchio di musica-, ma il quartetto mette subito le cose in chiaro sin dall’attacco di Long Way to Dallas: una chitarra acustica affianca la stridente chitarra di Rhoades D’Abloche insieme a quella del Leader Matt Begley si dannano l’anima immediatamente. Voce cupa e calda quella di Matt come la batteria di Jeff Chavez, un brano di forte impatto che mette tutti d’accordo e si spinge sull’acceleratore ed è difficile scendere e abbandonarli prima che finiscano di suonare, Club 21 è bella ruspante e indiavolata mentre Waylon è più corale, un roots fresco e accogliente che ti trascina con i suoi ricordi del Texas e della sua storia musicale. Si viaggia sempre in quarta e gli attacchi morbidi di Corpus by the Sea, Gunslinger, Bad One sono solo delle finte... altre rootsate brillanti con le chitarre sempre in gran spolvero tra quiete e tempesta.
Bell’attacco agreste per Redneck White Trash Family, una bella famigliola tra ladri, prostitute e pazzi che amano e vivono sotto il cielo del Texas che sorride sempre e non solo a loro, come questa piacevole scorrazzata rock e country, e lì si resta con piacere per sentire il lavoro alla slide di Matt lungo Same Ole Day Today. Si torna a far gracchiare le chitarre con estremo vigore nella tosta Debbie, nella furiosa Stoners Ballad prima del finale con l’unica ballata acustica del disco, l’ardente Letter Home lasciando a Cocaine il compito di chiudere il cerchio allo stesso modo di come Bearin’ Down era incominciato. Chitarre e tanta e sana Texas Music.