JOHN MORELAND & THE BLACK GOLD BAND (Endless Oklahoma Sky)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  08/11/2008
    

La vera faccia dell’Oklahoma, la passione e il cuore della musica Red Dirt sono descritti splendidamente da John Moreland in Endless Oklahoma Sky, album di esordio (per l’esattezza esiste un disco precedente ‘Demo’ da cui sono state estrapolate alcuni brani che hanno trovato nuova luce in questo disco). Sottigliezze di poco conto, perché i ragazzi tirano fuori l’autentica voce dei luoghi intorno a Tulsa, Ok, tra sogni di giovani ragazzi che notte dopo notte, settimana dopo settimana vivono sotto quei cieli. Heartland rock sembra essere la peculiarità di questi giovani ragazzi (Moreland, il bassista e batterista sono sui 22 e solo Wayne Wedge alla chitarra è il più vecchio coi suoi 26 anni), musica che scalda i muscoli, che si tinge dei colori pastosi del country e dell’aria Southern del Midwest come descrive in apertura l’energica Gotta Be On My Way.
Sembrano dei veterani, anche la voce di John aiuta a pensarla in questo modo e a leggere i quotidiani locali non è che poi abbiano poi suonato così tanto dalle loro parti. Il Texas ha fatto da apripista ai loro primi spettacoli e l’anima roots la si ritrova comunque nelle loro canzoni: in Everything’s My Fault la Black Gold Band gioca le sue carte di presentazione e segue John lungo le strade rosse fuoco di un rock secco e trascinante. Non ci sono attimi di pausa, come ribadiscono le toste e splendide Tired of The World e Hand Over Fist, John non tralascia la melodia anche se la batteria scuote più del solito e devo dire che tutte le poche resistenze del comune ascoltare arriveranno al collasso, costretto ad unirsi al loro spirito stradaiolo.
Ecco che la meravigliosa All I Know assesta un colpo definitivo alla qualità del disco: il suono di una rocciosa e fiera armonica ci accompagna in roots-rock intenso e granitico allo stesso tempo, chitarre indiavolate dall’Oklahoma che lasciano il segno come la John Moreland and the Black Gold Band. Nemmeno la title-track scherza in quanto a fascino, l’attacco lasciato ad una chitarra elettrica e alla voce di John non lasciano presagire il suono di un piano ad accompagnare la ruvida entrata della band, altro rock intenso e indovinato dove il songwriting di John raggiunge le vette più alte del disco tra gioventù, vita on the road e sogni sotto i cieli dell’Oklahoma.
Springsteen viene in mente in Thought You Were Different (prendete Atlantic City e fatela girare a folle velocità, un po’ come ha fatto Rodney Parker in una versione rock splendida) a parte questo, il brano ha una sua identità forte e si ascolta con piacere, come What You Get Paid For e It Ain’t About Gettin’ Out sempre in territori cupi, vibranti e dove si usano parole forti, ma sempre di fronte a belle canzoni, come nell’unica isola acustica del disco, una Sweat & Cigarettes introspettiva ma grintosa grazie alla chitarra in appoggio di Wedge. A chiudere ci pensa la granitica The State Line (Hardcore, Hard Luck). Endless Oklahoma Sky è un caldo raggio di luce che arriva dall’Oklahoma, di quelli che resistono al tempo e che illumineranno le fredde giornate del prossimo inverno. C’è da giurarci…