ERIC BRENDAN BAND (July Rain)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  08/11/2008
    

Cresciuto in quel di Houston con un’infanzia sana con Steve Earle, John Prine, Robert Earl Keen nelle orecchie, Eric sin da piccolo amava starsene nei propri confini a suonare la chitarra, un indole solitaria che è andata a scemare con l’incontro nel febbraio del 2005 del country singer Dierks Bentley. Con lui ha condiviso il palco per un po’ di tempo mentre la Eric Brendan Band firmava il disco di debutto nel 2005 con Winsdow Down, una compilation di oneste canzoni sotto la produzione del bravo Dub Miller e con la partecipazione di Brady Black, violino della Randy Rogers Band.
Il giovane songwriter che scrive storie di fuorilegge e di eroi dimenticati prendendo spunto dai racconti di suo padre subisce una piccola metamorfosi, lascia a casa la chitarra acustica e cavalca un sound più duro, tra rock texano e ricami chitarristici blues e July Rain è un disco coi fiocchi. Rozzo nel suono ma secco e vitale, aria fresca dalle undici canzoni, pochi clichè e tanta buona musica. Satisfied ha un’intro cupo e dopo pochi secondi ci si rende conto della bontà della Eric Brendan Band, chitarre graffianti e un suono maschio da band rodata (l’aver tanto suonato in giro porta prima o poi i suoi frutti, ed Eric ha raccolto il meglio da quello che ha seminato in giro per il Texas).
Gran bel guizzo iniziale, ed eccoci adesso con una bella accoppiata estratta dalla sua calda terra, parte con Leavin’ Town, un roots corposo sempre elettrico ma la melodia è più limpida, per poi deliziarci con una slow-roots-rock-ballad cantata tutti insieme. Splendida nel suo lento incedere, ti si appiccica addosso e gli acuti chitarristici sono notevoli.
La Eric Brendan Band fa un bel passo avanti, le qualità vengono fuori man mano che le tracce scorrono nel cd: Hills of L.A. altra rootsata notevole, mentre Watchin’ You ha lo stesso mistero che porta con sè il vento, nasconde sempre una sorpresa, a volte piacevoli come le chitarre di questo brano, a volte essenziali come la brezza fresca che spira nei cieli di Austin che solcano la bella If I Ever Leave Austin. Splendida la malinconica slow-rock-ballad 5th of July, tra ricordi e riff intensi e taglienti, altro roots-rock ardente è That Kinda Night che viaggia a basso voltaggio, ma la canzone è ancora una volta deliziosa.
Cosa manca, ah sì l’anima western dei loro paesaggi. Ecco allora Burn You Down, rock, boots e chitarre, ma c’e spazio anche per un country ruspante e chiassoso, Gobbe ‘til You Wobble e per ultimo l’accoppiata felice con una ballata appassionata, Alone Tonight e una bonus track in perfetta solitudine dove Eric Brendan dimostra a chi mai non lo sapesse che è un bravo songwriter oltre ad avere una band rozza ma in gamba e cosa fondamentale un gran bel disco.