BRUCE ROBISON (The New World)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  08/11/2008
    

L’avevamo lasciato con un EP pieno di ballate intense ed eccolo tornare in gran spolvero con il suo ultimo disco, The New World. Per questo nuovo disco il texano di Bandera, Bruce Robison, ripercorre i fasti della storia musicale degli anni ’70 riprende le chitarre e ci aggiunge un’aria piuttosto vivace per una manciate di solide canzoni personali, molto suggestive, a tratti groove che scivolano anche in tratteggi blues-funky come nel brano di apertura di New World, The Hammer, sempre contando sulla sua innata capacità di scrittura (le sue canzoni vanno a ruba tra i country singer più gettonati della scena country).
Si continua su questa strada anche se con il country, dove il banjo e l’armonica in prima linea solcano la ruspante Only, una canzone su un uomo talmente infatuato di una nuova ragazza da dimenticare il nome di tutte quelle che conosce, ma per un giro profondo nei seventy sceglie una ballata molto toccante come l’intensa Bad Girl Blues: voce calda, il suono del piano e davvero sembra essere tornati indietro col tempo mentre Robison canta il punto di vista di una donna che cerca di tenere nel dimenticatoio il suo passato selvaggio senza fama, ne lode.
Il disco raggiunge le vette più alte con un’accoppiata splendida, si passa da California 85 che è piacevole come il vento primaverile fino a Larosse, che ha lo spirito di Neal Young, una canzone meravigliosa. La durata di questi brani va ben oltre i quattro minuti, ma l’epica lunghezza di quest’ultima viene bilanciato dalla brevità di canzoni come il bel country old-style di She Don’t Care una canzone che Garth Brooks ha registrato per il suo Lost Sessions album, un country tradizionale semplice e diretto, al country ballerino tutto violino e steel guitar di The New One e del boogie-woogie di Twistin che è perfetta per i suoi live show nelle dance-floor texane.
Un trittico ruspante intrigante (non contiamo Hanging on Homeless, una ballatona che non convince affatto) per chiudere The New World ci pensa invece Echo e i suoi quasi sei minuti: tra riff graffianti e una dolce sezione di fiati, Bruce costruisce una melodia meravigliosa. Da anni continua a regalarci dischi affascinanti e The New World entra di diritto in questa lunga lista.