La musica di quest’ultimo
Grayson Capps sembra ruotare intorno al titolo stesso del disco,
Rott and Roll. Ovvero prostitute e viaggi alcolici tra souhtern soul e mix di country e blues con lo spirito americano dietro di loro. Torna in gran spolvero dall’Alabama e si porta dietro questi ricordi di giornate trascorse insieme alla famiglia e ai tanti amici che seduti insieme raccontavano con l’aiuto di una chitarra tutte quelle storie con Hank Williams e Woody Guthrie a tenere il filo dei discorsi. Oramai in Tennessee, la sua band è conosciuta come i
The Stumpknockers (Tommy MacLuckie alla chitarra, Josh Kerin al basso e John Milham alla batteria sotto la produzione di Trina Shoemaker).
Dopo
Wall & Ride del 2005 sembra ci sia stata una svolta almeno a sentire quest’ultimo
Rott ‘n’ Roll, saranno state le notti passate insieme a suonare ma il songwriting sembra aver acquisito nuova linfa, anima country in primis, chitarre e vita reale. L’album inizia con una ballata elettrica piena di fascino, chitarre fumose con i diavoli che bussano alla porta in
Back to the Country e le avvisaglie di un disco interessante ci sono tutte, specialmente quando la splendida
Arrowhead si diffonde dallo stereo, altra ballata questa volta più intima e presa per mano dalla sua voce forte, a tratti quasi roca e il suono del pianoforte impreziosisce una melodia che raggiunge i più alti del disco e vien voglia di riascoltarla più volte.
Un Capps in forma che ci infila dentro un paio di dirty rock’n’roll come
Grand Mam Maw, si fa festa tra chitarre e coretti spassosi, piena di ritmo e ballerina che continua poi in
Big Ole Woman, rockaccio scanzonato tra l’armonica che corre spedita alla stessa altezza delle chitarre. La fumosa
Psychic Channel Blues porta Capps su territori tranquilli anche se la ballata si apre volentieri alle chitarre e l’aria blues che tira non è affatto male basta sentire anche la spavalda jammata di
Big Black Buzzard, bella corrosiva.
La dolce e nervosa
The Waltz ha un fascino retrò tutto suo,
Ike è un’altra ballata elettrica intensa che annuncia oltre la parte centrale a canzoni più ruvide sulle quali Capps si gioca le carte migliori (ci sono anche tradizionali country song dall’aria old-fashioned come la spedita
Sun Don’t Shine On Willy) ma il rock notturno della bella
Guitar anticipa un uno-due splendido: annunciato dal poema parlato
Fear Fruit Bearing Tree, ecco la trascinante
Sock Monkey e una strumentale degna di note come i 5 minuti e passa della southern
Bacon. Un bel disco per un
Grayson Capps ispirato e in forma.