BRITT LLOYD BAND (The Ink)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  21/10/2008
    

Con il loro esordio del 2006, Unlabeled, si sono costruiti un discreto successo, un disco pieno di grinta e riff graffianti che sinceramente non lasciavano intravedere chissà quale sviluppo per Britt e i suoi compagni. Invece sarà l’aria della loro terra, ma questo nuovo album The Ink se da una parte non trascura l’anima ribelle del loro esordio, affianca spruzzate roots e anima tipicamente texana per un mix che resta maschio ma dannatamente intrigante per 50 e passa minuti per 15 canzoni.
Il nuovo materiale scritto dal chitarrista front-man e co-prodotto con Adam Odor (Cross Canadian Ragweed, Reckless Kelly), porta il songwriting della band a percorrere il cuore della Texas Music, la vita on the road, i miti di una volta, la strada e le donne che si riflettono nell’intensità dei brani del disco che suona la carica sin dall’intro strumentale, tanto per ricordarci il filo conduttore della loro musica ed ecco che invece la chitarra acustica, la voce di Britt e la melodia ariosa di That Kind anticipano le mescolanze roots-country future che si divideranno la scena con le chitarre distorte che entrano in scena comunque e per fortuna, perché la carica della Britt Lloyd Band era piaciuta nel loro esordio.
Scaldano i motori con Dresser Drawer e Julie Again, rock semplici che scorrono senza intoppi con qualche bella schitarrata ma con Down The Aisle che si inizia ad intravedere qualcosa di diverso, ballate elettriche con venature roots da una parte e i riff potenti dall’altra: così dall’ irrequieta Walk This Ground si passa alla splendida roots-ballad di Same Old Songs per poi farci sobbalzare dalla sedia con la trascinante Chrome 98 Deville, rockaccio molto red-dirt tutta riff, fumo, macchine e sogni di gloria.
Così seguendo la irrequieta alternanza ecco l’elettro-acustica Just Go che poi si apre alle band al momento giusto, un’avvisaglia alla rumorosa Ohio dall’anima texana da bar-room per poi regalarci un’isola acustica con la title-track. Questions riprende le redini con un rock secco senza orpelli e ci infila nel mezzo un solo di chitarra acustica, canzone davvero contagiosa anche se a smuovervi del tutto ci penserà la sixty-roots Trust Song, festaiola e particolare, lasciando la chiusura alle ruvide Change to Grow ed in special modo a R and R Sins con un finale chitarristico da incorniciare, rock’n roll e nient’altro. The Ink è un signor disco e una bella conferma per i texani della Britt Lloyd Band, chitarre e stralci della loro terra per un mix seducente che merita più di un’ascolto.