JASON SAVORY (Game of Life)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  20/10/2008
    

Cresciuto nella piccola cittadina di Ripley in Oklahoma ad una mezz’ora da Stillwater, Jason Savory è sempre stato un uomo semplice, il suo tempo amava trascorrerlo tra una battuta di pesca e un giro nei boschi, aria pulita e vita spensierata. Lo continua a fare anche oggi da rodato countryman, ricordando che suo padre -un gran fan della country music-, ha sempre spinto lui e suo fratello a cantare fin dalla giovane età anche a costo di passargli sottobanco un po’ di dollari “…for about thirty dollars, I got up and sang ‘Seminole Wind’ by John Anderson”.
Con gli anni ha trovato amici e persone pronte ad aiutarlo e dopo un discreto riscontro tra l’Oklahoma ed il Texas è arrivato il suo secondo disco, Game of Life che come l’esordio ruota sulla vita di Jason Savory. Il suo sound è un grass-roots che non disdegna l’alternative country robusto e pieno di melodia, piace ai fan red-dirt e alle radio stations, ma la vita sul palco è la ribalta che preferisce, il suo primo album omonimo lo ha portato in giro nel 2005 per 150 show e My Mind’s in Mexico era uno dei cavalli di battaglia, ricordando a tratti Gary Allan, bravo e più noto countryman. La spedita e coinvolgente leggerezza di One Horse Town fa da apripista a Game of Life con i suoi sogni da radio stations e le chitarre in gran spolvero che hanno un ruolo significativo nella sua musica, come la sua bella voce che lo aiuta molto nelle immersioni country che però mostrano qualche passaggio a vuoto quando il ritmo rallenta, molto meglio se la parte elettrica è allo stesso livello del suono del violino: la bella Getting Over You rende tutto più scorrevole.
La stessa title-track col pensiero alla moglie è un buon country, una cover illustre non stona mai -poi se è Becky’s Bible del grande Chris Knight… chi non l’ha amata-, una gran canzone anche in versione country, proseguendo con uno slow country di indubbio fascino come If I Were a Pirate mentre sulle ballatone non ha la stesso carisma e si abbandona alla parte più zuccherosa, parlo di Bottom of the Glass e Little Girl mentre Bottled Up è di quelle che si ascoltano con piacere. A chiudere un roots-country ben costruito come Someday, l’allegria di un bell’honky tonk come The Ring e la splendida cavalcata country-rock di Don’t Forget Where You Came From che fanno dimenticare alcune piccole titubanze e testominiano che la qualità continua a seguire Jason Savory, un country-man da tenere d’occhio.