ZAPRUDER SEQUENCE (Pretty Girl Charm Lies)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  20/10/2008
    

Da Dallas, ma stavolta di country c’è ben poco, grosse dosi di rock e spruzzate pop. James Binford al basso, alle tastiere il fratello Jon, Jordan Munn alla chitarra e i Zapruder Sequence pronti a cantare di donne e vita reale. Conosciutisi al college in giro per il Texas dal 2002, i ragazzi masticavano rozzamente blues e rock, scivolano nel punk ma indossando i boots (perlopiù ereditati dai loro padri), l’ispirazione western e l’anima texana dicono sia servita lo stesso per scrivere le undici canzoni di Pretty Girl Charm Lies, in giro da El Paso a Dallas passando per Austin e il suo mix di suoni.
Al secondo disco Jordan Munn, la penna del gruppo dice: “Ogni membro della band ha portato con sè tracce di Neil Young, Old 97’s, Calexico e tutti insieme credo siamo riusciti ad amalgamare il tutto rispettando le tradizioni dei nostri avi con quel tocco di modernità dei giorni nostri”.
Sarà ma lo spirito indie sotto la produzione del grammy award Stuart Sikes non è che sia così originale, ad aprire il disco ci pensa Straigh Line, rockaccio con tinte pop, nervoso ma con la spensierata e godibile Marianne insieme ad un’altro paio di rock alternative e spiritati il disco prende consistenza, passando tra "son of a bitch" (della title-track), morte e innocenza (Foreigner), morte e poche altre cose della irrequieta Nobody’s Baby, i Zapruder Sequence si mischiano ai tanti gruppi nervosi giovanili del momento, quelli che non hanno identità ma solo insofferenza e schiacciano sul pedale dell’acceleratore.
Niente di male, ma alcuni brani girano senza una propria identità (quell’essenza pop che avvinghia Shots, le tastiere di Crossfire o la velocità cieca di Cougar e Foreigner). Mr. Reply fa intravedere qualcosa, un pizzico di alternative country aleggia sulle loro chitarre per un finale degno di nota, la lenta Mason Jar cattura l’attenzione con la sua vena malinconica, le trombe di Makin’ Eyes in una mistura di suoni e melodia sono interessanti fino a chiudere con Surf City nel ricordo degli anni ’60, ancora una sezione fiati che si prende la scena.
Da questi brani Mason Jar ed il songwriting di Munn dovrebbero partire per portare i Zapruder Sequence fuori dal calderone delle band giovanili che prima o poi scompaiono nel dimenticatoio.