LOST TRAILERS (Holler Back)
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  Recensione del  20/10/2008
    

I Lost Trailers hanno trovato nella BNA Records l’appoggio che cercavano per continuare sulla loro strada piena oramai di country molto mainstream che strizza l’occhio a Nashville e tutti la pensano allo stesso modo “la musica deve far anche divertire”. Un discorso che fila per la casa discografica grazie alle vendite dell’ultimo disco, un po’ meno per chi amava il loro suono iniziale e di quel lontano gioiellino che era Welcome to the Woods, restano dischi altalenanti, a tratti godibili ma senza toccare grosse punte di qualità come capita di ascoltare anche in quest’ultimo Holler Back se non addirittura inferiore al disco precedente Lost Trailers (da notare che 6 delle 10 canzoni sono nuove di zecca, il resto è stato ripescato dal loro album omonimo del 2006).
Cambio di rotta per Andrew Mule Nielson che lascia le tastiere alla new entry Manny Medina, e fin dalle batture iniziale l’aria giocosa è palpabile, la title-track Holler Back, frase presa di sana pianta da una vecchia espressione tipicamente hip hop (Holla Back), descrive un tizio e il suo stile di vita country in cui è cresciuto e il brano introduce il Lost Trailers pensiero per quanto riguarda la loro musica: country e chitarre ma anche coretti e impronta nashvilliana ben marcata, ancora più evidente nella zuccherosa How Bout you Don’t, solo i violini di Blacktop Road spezzano l’impasse iniziale, almeno ci provano, ma bisogna attendere Country Folks (Living Loud) per trovare una degna canzone alla Lost Trailers in versione bucolica. Storia semplice e divertente (racconta della vita in campagna alla guida di un trattore per tutto il santo giorno nei campi, quindi la serata è per i boots, vino e dance floor) deliziosa nel suo incedere, un country ruspante festaiolo che si ascolta a tutto volume.
Se mettiamo da parte Things You Don’t Grow Out Of, si salvano a fatica Hey Baby con un bel violino in prima linea e una bella melodia che porta alla luce le qualità di Ryder Lee che si impegna anche nella disinvolta The Rest of Us, dove non gira proprio tutto per il verso giusto ma si può ascoltare come la ballata All This Love che ha un solo di chitarra finalmente libero di spaziare. A chiudere il brano migliore del disco!!! La tosta Gravy che è interessante anche per la caratterizzazione della sopravvivenza (crescere vendendo marijuana). I Lost Trailers hanno bisogno di ritrovare quel feeling, perché se bisogna aspettare l’ultima canzone di Holler Back per godere delle loro qualità musicali allora c’è qualcosa che non va in questo disco…