ANTHONY DA COSTA (Typical American Tragedy)
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  Recensione del  20/10/2008
    

Anthony Da Costa imbraccia la chitarra e prova a vedere cosa ne viene fuori. Questo il pensiero che si muove avanti e indietro nella testa mentre ascolti Typical American Tragedy, sei delle undici canzoni sembrano costruite in questo modo, a raccogliere pensieri e situazioni sbocciati per caso sull’Amore, il senso di smarrimento, le ragazze, soldati, guerra e baldoria.
A 17 anni si può fare di tutto, lui ci ha provato con molta onestà e nell’inesperienza di fondo compare la maturità del songwriter e di tutto quello che gli occhi di un uomo possono intravedere. Un mix seducente, calca la mano su ballate notturne e malinconiche, ma quando ogni tanto compare Abbie Gardner al dobro o Oliver Hill al violino il suono cresce con l’intensità di brani che trovano gli spunti migliori quando entra in scena la batteria di Andy LaDue e la chitarra elettrica di Steve Kirkman. Typical American Tragedy inizia con le note toccanti dell’elettro-acustica Ain't Much of a Soldier, il racconto di come un giovane soldato parla alla sua ragazza aprendole il suo di cuore, odia la divisa che indossa e mai vorrebbe morire per il suo paese in una terra che non conosce, ma lo farebbe solo per lei in quel preciso istante.
Poi ascolti The Devil’s Won, la memoria del giovane Dylan, echi anni ‘70 vengono in superficie come le sue indubbie qualità perché la band entra in suo soccorso, chitarre e violino aprono squarci improvvisi e il brano cresce d’intensità. Dolly & Porter non mi convince anche se la storia della relazione tra Porter Wagoner e Dolly Parton ha una scrittura convincente, se elettro-acustico deve essere allora la delicatezza di Upstate Living è quello che ci vuole, porta un tocco di riflessione, sì ma ha un proprio fascino anche se solo per parlare di come gli piacerebbe starsene in pace con la sua donna o nel tocco elettrico di Back of My Mind, l’intensità di I’m your Son e Lady per toccare la vetta con Wall around Baghdad, dove la musica incrocia la scrittura e il ragazzo mostra le sue qualità tra l’attualità, sentimenti e considerazioni in conflitto tra loro.
Poi quando decide di lasciare entrare la band l’aria che spira è talmente fresca e contagiosa che Typical American Tragedy acquista ancor più considerazione, dalla rootsata di Fiddle Girl, tra armonica e l’elettrico Anthony Da Costa costruisce un brano splendido, anzi due se ci aggiungiamo Dance to This Song, leggera e trascinante allo stesso istante, davvero due belle canzoni. A chiudere ci pensa l’acustica Carnival. Typical American Tragedy non è solo un disco di un “ragazzino” ma troverete talento e buona musica. E a 17 anni non è poco.