MICHAEL UBALDINI (Street Singin’ Troubadour)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  20/10/2008
    

Il singer-songwriter Michael Ubaldini ci ha preso gusto a starsene in solitaria con la sua chitarra, il suo album precedente Storybook ha goduto di qualche attenuante per quello che sembrava una pausa riflessiva dopo le sventagliate e la carica che trasudava specialmente dal debutto del 2004 di Avenue of Ten Cent Hearts (l’altalenante Empty Bottles & Broken Guitar Strings, datato 2006 è importante solo perché in quell’anno ha dato alla stampa il libro Lost American Nights: Lyrics & Poems).
Proprio quel periodo ha contribuito a livellarlo su un sound prettamente acustico, che non molti fan troveranno d’accordo, ma forse dimenticano che nel 1999 aveva inciso Acoustic Rumble, ma lui sembra fregarsene (da quando si scrive per gli altri!!!) Così ci tocca quest’altra immersione acustica, tredici le canzoni di Street Singin' Troubadour scritte tra la fine del 2007 e l’inizio di quest’anno per armonica voce e chitarra sulle storie intime tra confessioni, ricordi, stramberie quasi assurde e bisogna dirlo immediatamente che se non fosse lui, mister ubaldini, dopo un paio di canzoni verrebbe la tentazione di prendere il disco e lanciarlo dalla finestra. The sound of the Age introduce quello che sarà il filo conduttore di Street Singin’ Troubadour, calma piatta e con una voce soffusa Michael inizia il suo viaggio con qualche spunto bluesy in Mr. Terrorist Man, ma la malinconia avvolge il resto da Sad Empty Streets of Sunday a Sidewalk Musician, Edge of Disaster, Lucid Skyline Dreams o la springsteniana Ballad of Father Patrick.
World Peace in 10 easy lesson, ha una marcia in più, i testi non sono di certo banali, affrontano il quotidiano in ogni sua sfaccettatura ma lungo tredici brani è ardua l’impresa di coinvolgere l’ascoltatore, comunque sia Dem’ Ol’ Pneumonia Blues spunta da tutto il resto, calda e avvolgente, Michael la canta con una luce differente fino a toccare il vertice con la splendida Kansas Moon, ballata limpida impreziosita dal suono dell’armonica ed è prorpio quest’ultima a rendere interessanti Black Emerald e la conclusiva Well of Salvation. Troppo poco, speriamo che ritorni presto a suonare con la band…