TRUCKSTOP COFFEE (One Damn Thing to Redeem)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  11/05/2006
    

L’alternative country non vuole certo morire e con il passare dei lustri trova nuove strade, nuove tentazioni che trovano linfa vitale all’accostarsi ad un sound più robusto, come gli sprazzi cupi e chitarristici dello spirito del southern rock, poi ci pensano a mantenerlo in vita una massiccia dose di whiskey, le donne e le storie di cuori spezzati che sulle interstate e le highway americane si trovano a loro agio, pronte per essere ascoltate (notare come anche la conclusiva acustica Whiskey Shivers porta con se semplici verità: “Whiskey bottle never got anybody very far / But it’s hard to leave town when you can walk to the bar / and take your old familiar place / You’re an old familiar face”).
Arrivano da Lake Worth in Florida i Truckstop Coffee di Pete Stein, Caleb James, Nick Orow e Venny Portalatin, hanno inciso nel dicembre del 2006 questo album di debutto One Damn Thing to Redeem (preceduto da un EP con 5 brani datato 2004 che ha permesso alla band di aprire una cinquantina di spettacoli di Brooks&Dunn), registrato parzialmente nel Sud della Florida e poi a Knoxville nel Tennessee, con attestati di miglior country rock band del 2005 (va bene, dalle loro parti non è che che devono sudare chissà quante camicie per ottenere tale riconoscimento, ma comunque il leader in una fattoria è cresciuto…)
Ma l’apertura di Way down south da uno scossone non indifferente, brano splendido attraverso i paesaggi tipici del roots-rock, belle chitarre e un armonica pastosa in sottofondo e non è un passaggio isolato, la seguente Pretty Lil’ Smile, altra gran canzone, potrebbe girare tranquillamente in un disco dei Lucero. Gran avvio non c’è che dire, eccoti allora il tocco più alternative della band con una ballata Madison County, dove l’immagine country è forte e i Truckstop Coffee compiono un lavoro pregevole mischiando alla perfezione l’elisir agreste e continuano con Stopping for Blues che ha una carica tutta particolare, bel lavoro alla chitarra di Caleb James e di Pete Stein tra elettrico ed acustico e un tocco bluegrass tra piano e violino che contraddistinguono un solo centrale di un certo spessore.
Il violino è protagonista sia nell’intensa A Little too close, malinconia che viene intervallata a un sano alternative rock e nella quiete di Longer to Stay, con Shine for you a chiudere il lato riflessivo di One Damn Thing to Redeem con una limpida ballata elettro-acustica anche se ogni tanto l’atmosfera viene spezzata dagli schiaffi smaliziati di Punch Me in the Face e Rock’n’Roll, ma è questa la carta vincente della Truckstop Coffee band.