SOUTH 40 (Home)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  24/08/2006
    

Country Rock e Red Dirt dall’Oklahoma si mischiano efficacemente nel suono dei South 40, band formatasi nel 2002, hanno col tempo cambiato lineup e nel 2005 hanno inciso questo seguito prima solo sul mercato indipendente, e dopo aver riscosso un buon successo ha rivisto la luce per una distribuzione più a largo raggio. Le radio stations hanno contribuito parecchio, ma onestamente l’ascolto di Home agli amanti del roots rock/americana/country piacerà immediatamente.
Registrato tra Austin e Norman vede la partecipazione illustre di Roger Stay e Noah Jeffries degli Stragglers del bravo Jason Boland, John Michael Whitby al piano degli Asleep at the Wheel, Steve Littleton all’Hammond che accompagna Stoney LaRue e non per ultimo la leggenda dei Red Dirt, Randy Crouch e il suo magico violino.
Una combricola che si diverte di gusto a suonare, portano con loro storie del passato che si tendono a dimenticare, Home non sta ad indicare tanto il luogo dove sono cresciuti ma quel suono costruito secondo gli stile del country dell’Oklahoma, dove si ascoltava Waylon ma dalla radio non mancavano mai i pezzi degli Skynyrd. Goodbye, non gracchia come sembrerebbe dire la puntina dello stereo, non è old-style ma country fresco che facilmente si potrebbe ascoltare in una radio della terra della stella solitaria, poi si divertono ad infarcirne il contenuto con il fascino del California-style che si va a mischiare al country-rock nella bella If It's All the Same e nella chitarristica Summer Wind, armonica e suono robusto tipico delle land texane.
Un brano splendido e nella stessa direzione si incamminano la rootsata brillante di Still Searching, la corsa scellerata di Free con l’armonica, nervosa più del solito e naturalmente sostando in quelle terre un paio di country veraci devono pur venire fuori, Leave it all Behind, Got Time to Party (anche in alcune ballate in I’m not Over you e Losing Myself). Il finale ci regala ancora una paio di brani di ottima qualità: dalla vibrante title-track, a Summer Wind che da un saggio delle qualità chitarristiche di Jay Falkner e di Lyle Deiter all’armonica, brano frizzante come i South 40 e a chiudere ci infilano l’elettro-acustica On the Stage e un’isola acustica nella ghost track, voce, armonica e chitarra.