BOXMASTERS (The Boxmasters)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  11/09/2008
    

Una bella e spensierata immersione nel country, quello che va a braccetto con Hank Williams e come una foto degli anni '60 piena di ricordi, rubano quel clima e lo riversano, a tratti irriverente e giocoso, in questo doppio cd dei The Boxmasters. Me lo ricordo Billy Bob Thornton tutto impomatato arrivare sul palco dell’Antone’s in quel di Austin, tutto luccicante e con la sua immancabile sigaretta in bocca, a sorprendere un po’ tutti con canzoni brillanti e un suono pulito anche se old style, country ma anche rock a condire quei quadretti agresti.
Un concerto delizioso e molto intenso, a testimonianza che non è solo un grande attore (celebre l’amicizia con i fratelli Coen ma di interpretazioni intense ne ha regalate a iosa). La sua carriera musicale l’ha costruita su quattro dischi di indubbie qualità, Billy Bob che prima di innamorarsi di Elvis e del country suonava la batteria nella band dello zio, ha deciso di portare avanti il progetto The Boxmasters essenzialmente dopo l’ascolto di vari brani di hillbilly di un tizio inglese (parole sue) ascoltate alla radio. "La ragione della scelta di quel tipo di canzoni è tutta da ricercare nelle storie di vita vera della middle class americana," dice Thornotn, "con la quale io sono cresciuto. È di questa povera gente che si parla, che cercava di tirar fuori il meglio dalla loro vita e della loro impossibilità o capacità di farla venire in superficie".
Tornando al disco, quindi del sano country e rock uniti in un box che vede da una parte (Ours) il sound energico della band, canzoni originali scritte da Billy Bob insieme al chitarrista J.D. Andrews e dall’altra (Theirs) un tributo in 11 brani alle band che li hanno ispirati, ovvero Mel Tillis, Mott the Hopple e rivisitando classici dei beatles e degli Who. Mike Bruce alla batteria, Teddy Andreadis all’armonica e organo, Brad Davis al mandolino e chitarra, Marty Rifkin alla slide guitar, seconda e definitiva formazione (quelle che ha preso il sopravvento una volta che hanno iniziato a frequentare assiduamente il palco) e si parte con il suono di una puntina che graffia un vecchio lp e l’intro old-style viene scalzato dalla limpida voce di Billy Bob e da una serie di country deliziosi, un trittico iniziale da incorniciare (dai ricordi suggestivi di infanzia di The Poor House, alla canterina Build your own Prison e lo stridere in lontananza della chitarra di I’ll give you a Ring non lascia certo indifferente).
Un coro anticipa la border The Last Place they would look, bel viaggio sulla terra di confine tra Texas e Messico a dir poco splendido, ogni tanto si concede qualche uscita decisamente interessante come riprovano gli accenni rock qua e la innaffiati di country come Shit List, 20 Years Go, 2 Bit Grifter e nella ballata meravigliosa di The Work of Art, ma si torna ai ricordi con l’alternative I’m Watching the Game e The Girl on the side ma resta da citare gli strascichi blues di That Mountain e la straniante e conclusiva No Whiskey in Heaven. Grande Billy Bob Thornton
(Del secondo cd non c’è molto da dire. Tutte belle e celebri canzoni riprese con partecipazione e professionalità dai The Boxmasters. Cito solo la beatlesiana I Want to Hold your Hold, gran versione country, Sawmil di Mel Tillis, puro hard country e il piacere di The Kids are Alright degli Who).