JOEY GREEN BAND (Vinyl Destination)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  11/09/2008
    

Nato e cresciuto a Crowley, Tx, Joey Green ha ascoltato parecchia country music nella sua infanzia e all’età di 13 anni si divertiva ad urlare nel microfono di quei piccoli show sempre a caccia di talenti, che sebbene vincolati solo ad un audience perlopiù limitata alla piccola scena locale, ad alcuni di quei giovani partecipanti ha comunque segnato una presa di fatto. Stabilitosi a Fort Worth, quel ricordo balena il più delle volte nelle sue prime interviste e apparizioni radiofoniche dopo l’esordio dell’estate del 2004, l’interessante Outside the Circle insieme ai Defining Briscoe, ma essendo piuttosto giovani ben presto i quattro ragazzi hanno dovuto affrontare un paio di cambiamenti nella nella line-up, e solo l’arrivo di Noah Garcia sembra abbia portato con se quella maturità che mancava con una dose di sfrontatezza che non mancava di certo alla band, così le frustazioni per la perdita del bassista sono presto state spazzate via come anche la dipartita del batterista che è stata cancellata dal lavoro di Anthony Kick Castillo.
Nuova band, un suono sempre solido, il rock urbano la fa da padrona e i riff assassini non mancano in questo secondo lavoro Vynil Destination inciso per la Smith Music, che se non vi dice nulla allora pensate a tutti i Live at Billy Bob’s, tutta quelle serie di concerti che gli amanti del country texano conoscono bene. L’aria da bad-boy aleggia su ogni brano, dalla nervosa chitarra di Blue Jeans, la voce di Joey non è proprio da rocker ma lascia il segno, certo ascoltando brani come Waste of Time, Spinnin’ Round in Circles, Damned Lonely si sente che bazzicano nel classico suono metropolitano ma escono comunque dall’anonimato, guizzi dalla ritmica, dai testi, un suono limpido anche se qualche volta si perdono per strada, in Reach ballata senza spessore o in Silk Apologies troppo monocorde.
I guizzi migliori arrivano con la trascinante e cattiva Torino(!!)… e con la splendida Hide and Seek che ha una marcia in più, mentre Expectations che lascia entrare chitarre acustiche a far compagnia al parco elettrico, ha tocchi rootseggiati che lasciano il segno e che annunciano la loro fermata in territori alternative rock con un trittico finale, l’elettro-acustica Cancas and Chains, Alone Tonight ballata elettrica dai classici sapori country, deliziosa, e per finire con la nervosa The Cheatin’ Kind.