L’aggettivo che da sempre gli viene accollato è Dylanesco. Il songwriter texano all’undicesimo album continua a percorrere le strade solitarie e la camere buie e malinconiche degli Stati Uniti, che Dylan non sa più raccontare da anni e anzi ci aggiunge anche il fumo e il vampirismo di Tom Waits. Al contrario di quest’ultimo, Ovans non alterna dischi a dir poco discutibili (se si pensa alla parentesi di Real Gone vien da star male…) ma nella sua testardaggine regala ancora fior di canzoni, che sanno di bourbon e nemmeno quello di marca, troppo per gli sfigati che si aggirano soli nella notte e che non vedono mai la luce del sole, come nasconde la ruvida Nobody Knows ("You'll meet the hustlers, you'll meet the dream sellers, you'll meet the boys and the girls building bombs in the cellar").
Registrato in un’unica sessione in un piccolo studio sperduto del Texas con la compagnia della moglie ai cori e sempre con l’armonica nella tasca della giacca, s’intravvede la luce sin dall’iniziale e splendida title-track con un riff blues delizioso e cupo, nella vibrante I'll Be Seeing You ma per le frustrazioni del nostro quotidiano preferisce una voce dimessa, che usa per il refrain delle incantevoli Hole in my Shoe e I Keep On Hoping.
Ma lungo il percorso di Party Girl, Tom ci infila alcuni rock corposi (Ain't no River) e ballate splendide di sogni spezzati e amori perduti, dalla carezzevole armonica di Sugar Mama al fascino delle meravigliose Ooh Baby e Rosalie che anche ai più distratti toccheranno il cuore. Dalla seducente Both Sides of the Night al viaggio disincantato nell’anima blues di Whiskey Jar e West Texas Blues, Tom resta fedele al suo rituale, e se per alcuni non rappresenta nulla di nuovo all’orizzonte, beh, allora signori non importa, perché se è questo il risultato vorrà dire che l’ombra di Bob è diventata più pesante e più intrigante del maestro. Quindi “Enjoy the party” e godetevi Tom Ovans, garanzia da sempre di ottima musica.