PETER DAWSON BAND (Live at Coupland)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  27/01/2006
    

Se qualcuno ha avuto modo di ascoltare il suo album di debutto Do You Don’t or Do You Do, resterà piacevolmente colpito dal notare come l’aria di Nashville è rimasta lì dove Peter Dawson ha inciso quel disco, l’aver lasciato Dallas è comunque servito a far comprendere al giovane songwriter che non c’è niente di meglio che l’aria di casa nella sua musica e nel suo quotidiano.
Country a tratti ruspante, ma Live at Coupland è semplicemente musica onesta con tanto entusiasmo tipicamente texano, che poi il fascino e il calore della dancehall è un jolly che viene ripartito su tutte le 13 tracce è un fatto evidente, sarà quel luogo storico (dal 1910 per solo texas-country music) ma la serata ha restituito un Peter Dawson in salute e con l’anima roots che finalmente sembra confluire nelle sue canzoni. Basta ascoltare l’apertura con un paio di passaggi interessanti, tradizionali senz’altro, poi lui resta un country-singer, ma il delizioso country alla texana di Change the Things I Can, ballata piena di amare verità, ha dietro la band che non è lì tanto per far presenza, la chitarra e la timbrica elettrica ricorda il bravo Aaron Watson, sia nella voce e nel modo di cantare, un paragone che calza particolarmente in presenza del pubblico.
Honky-Tonk da tradizione come I Want To Get Loud ma che mordono nei testi, non certo leggeri come invece la musica può far intendere, un paio di ballate niente affatto zuccherose nel ricordo di Jason Boland con i cowboy e i violini della carezzevole No More Lies, la celebre Clay Pigeons e la vita della music star in As Big A Star. L’attacco voce e chitarra acustica della bella It Ain't Texas apre ad un mix tra il Tennesse e il Texas ben amalgamato e giocato su accordi e parole:”Nashville’s nice but it ain’t Austin Texas. Tennesee River’s nothing like the Rio Grande. Sunset on the Smokies is quite a site to see, But nothing like bluebonnets in the spring. To tell the truth I like both places. Tennesee is nice but it ain’t Texas".
Certo l’ottimistica Try non è il massimo, ma come fanno intravedere Restless Spirits e Crazy About You le sorprese sono dietro l’angolo e tra violini e riff potenti la band se la cava a dovere e poi prepara un finale coi fiocchi, dalla decisa A Love I'll Never Forget, alla splendida rootsata country di Blacktop Highway che corre spedita fino a Willie Nelson for President che cattura il cuore della Texas music per chiudere in studio insieme a Jason Boland nell’acustica Travis County Heartbreak, piccolo gioiellino roots. Peter Dawson, sapori di Nashville e sano country texano.