HACIENDA BROTHERS (Arizona Motel)
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  Recensione del  15/08/2008


    

Il Western Soul degli Hacienda Brothers tocca il suo apice in quest’ultimo Arizona Motel, purtroppo il risultato finale mai come questa volta è sembrato sin dall’inizio del tutto prevedibile anche se produttori e confidenti spingevano per un periodo di riflessione, invece Arizona Motel è molto di più di un memoriale che la band ha confezionato nel ricordo di Chris Gaffney tragicamente scomparso dopo una battaglia persa contro il cancro (avrebbe compiuto 58 primavere in Ottobre). Gli Hacienda Brothers li conosciamo bene, dal 2002 sono in giro nel circuito country-americana quando l’amicizia tra due bravi musicisti Gaffney (Dave Alvin & The Guilty) e il chitarrista Dave Gonzalez (The Paladins) con l’amore per la musica si sono convinti a immergersi in un nuovo progetto, tanto cuore e grande musica, come Dave ricorda: “I was always a big R&B fan, and I also like steel guitar, so I couldn’t see why the combination wouldn’t work”.
Tanta belle canzoni pervadono Arizona Motel, un gran bell’album distribuito su diversi livelli dall’attenta produzione dell’esperto Dan Penn, registrato al Cavern Recording Studios di Tucson e quel panorama desertico e la bellezza di quelle vallate sono confluite nelle 14 canzoni scritte dopo le molte miglia trascorse andando su e giù per le Highway dell’Arizona. Il suono è country, elettrico, con qualche accenno R&B e il resto della band si impegna al massimo (Hank Maninger al basso, Dale Daniel alla batteria e David Berzansky alla steel guitar). Un album solido fin dall’iniziale e gradevole Lot of Days are Gone, ma la prima gemma arriva con Uncle Sam’s Jail, splendida a descrivere sensazioni e sentimenti che gravitano sul tema della guerra “…more about the poor man’s blues than a political statement” Gaffney con la fisa e la steel di Berzansky riflettono il grido silenzioso di quei giovani soldati. Semplicemente incantevole.
La sbarazzina Big Town City scorre donando allegria mentre Use to the Pain nel suo lento incedere arde di luce propria e Gaffney la canta con trasporto, un brano intenso ed emozionante come le dolci note di un piano che solca la ballata Ordinary Fool. Ma ecco che il dirty soul di Gonzalez pretende spazio e si fa largo nella strumentale Light it Again Charlie, Soul Mountain e When you’re tired of breaking other Hearts.
La parte conclusiva di Arizona Motel è da incorniciare e dove raramente si ascolta Gonzalez cantare: la delicata e veemente I Still Believe, il country pimpante di Long Way to Town, la dolce Divorce or Destroy e quella Break Free, dove Gaffney canta della speranza ed è la giusta chiusura al disco ed è un bene che la band abbia deciso di chiudere Arizona Motel con questa canzone. Brano meraviglioso dedicato a tutti coloro che non dimenticheranno lo spirito e la musica di Chris Gaffney.