RAY SCOTT (Crazy Like Me)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  15/08/2008
    

Il country singer-songwriter Ray Scott torna in pista col suo vocione da baritono e le storie ispirate ai fuorilegge di vecchia generazione, che resistono al trascorrere del tempo e si affacciano nel nuovo millennio con impavido menefreghismo. Disco interessante quel My Kind of Music, secondo album del 2005 dopo l’esordio con You Drive Me Crazy, copertine sempre con il cappello da cowboy in primo piano e sguardo assente ma stavolta fa intravedere anche la chitarra e il suono limpido di Crazy Like Me non dispiacerebbe a Cash o Waylon Jennings, basta ascoltare l’intro in solitaria di Hell Got Raised che apre il disco e i sogni di un artista, e di tanti altri musicisti come lui, si riflettono nella sublime title-track.
Ma in questo nuovo album c’è qualcosa in più rispetto al solito look che ha costruito negli anni intorno a se, ovvero Harley e Cavalli. Questo è il suo lavoro più personale, il suono e la scrittura seguono una traiettoria che gira intorno alla sua vita, prendendo in considerazione aspetti, significati e percorsi che la sua ex casa discografica certamente non avrebbe avallato, ecco perché ne ha creata una propria. La sua caparbietà in definitiva ha fatto bene anche al disco, in Crazy Like Me si sente che ha lavorato duro, parola che ha preso alla lettera perché il suo country è solido, Hard Country come traccia nell’apprezzabile You Ain't Takin' This Hard Enough, splendida invece il country-roots di Poor Folks, Ray si addentra nel suo privato in una profonda analisi della middle class americana e sulla realtà della povera gente, le diverse possibilità delle loro vite viste a confronto in un brano costruito intorno alla sua bella voce. Gran canzone.
Ma anche la vivace Sometimes The Bottle Hits You Back non è da meno e stavolta band e chitarre si ritagliano lo spazio necessario, tra il suono ruspante della spassosa Ashtray On A Motorcycle e il delizioso country-rock di Everybody's Girlfriend, Crazy Like Me da ragione ai sacrifici di Ray Scott e i brani che regala alla fine sono la riprova delle sue qualità: Do It With The Lights On, brano gagliardo e chitarristico, la splendida Workin' My Way Back Home per chiudere con Slow Down, semplicemente una cascata di sentimenti, tra rimorsi e rammarico di non aver trascorso molto tempo con la famiglia per dedicarsi alla sua musica. Niente di nuovo ma sono canzoni sincere e a chi piace del solido country dico di non lasciarselo scappare.