ALEJANDRO ESCOVEDO (Real Animal)
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  Recensione del  14/08/2008


    

Decimo album per il cantante texano Alejandro Escovedo (la rivista No Depression lo incoronò nel 1990 “Artist of the Decade”), 13 nuove brillanti canzoni e Real Animal è il suo gran ritorno.
Disco prodotto da Tony Visconti con parecchie collaborazioni e amici (da David Pulkingham alla chitarra, Josh Gravelin al basso, Hector Munoz alla batteria, Susan Voelz al violino, Brian Standefer al violoncello per chiudere con Chuck Prophet alla chitarra), è un viaggio tra il suo intendere l’anima country dei suoi luoghi e la politica quotidiana, con l’aggiunta di sano rock a volte assai cupo, ma non dimentica violino e cello fino al brano introspettivo da puro songwriter (la struggente Hollywood Hills).
Sulla scena musicale da un trentennio, con problemi fisici anche seri -nel 2006 quel Boxing Mirror era sotto certi aspetti un diario fedele della battaglia contro l’epatite C e di quelle esperienze-, la conoscenza di Visconti deve aver ispirato Escovedo perché ad ascoltare Golden Bear, il lifting potente che viene fuori è quanto mai indicativo di una rinascita e voglia di cantarlo al mondo, pronto a gettar via definitivamente la sua malattia, in cui si chiede “Why Me?” al punk che sfiora l’amabile Nuns Song , il garage rock della scoppiettante Real As an Animal e la cupezza di Chip N' Tony non sono da meno.
Rock semplice e diretto, insomma. Canzoni sul mal d’amore, sulle ragazze, sul nostro quotidiano, liriche profonde (“You’re not the first or last I have lied to” canta in Sister Lost Soul"). Il brano di apertura mostra subito i muscoli, americana style nell’impetuosa Always a Friend, e sembra rivivere la sua storia musicale ancora una volta, i tempi in cui a San Francisco si divertitiva col punk dei Nuns, celebre l’apertura dell’ultimo show dei Sex Pistols nel ’78: ("It's 1978, we know we're not in tune, we know we'll never be great") o del tempo trascorso a New York, la vibrante Chelsea Hotel '78, a descrivere quei giorni turbolenti fino all’armonica blues che accompagna la bella People (We're Only Gonna Live So Long).
Il coro della dolce Sensitive Boys offre all’ascoltatore il suo lato ironico e quello malinconico nella deliziosa Swallows of San Juan e nella conclusiva Slow Down. Un gran songwriter, Escovedo porta una ventata di aria fresca con Real Animal, e la cattiva Smoke me la voglio proprio gustare il prossimo Settembre sotto il palco, lì a cantarla insieme a lui.