Decimo album per il cantante texano
Alejandro Escovedo (la rivista No Depression lo incoronò nel 1990 “Artist of the Decade”), 13 nuove brillanti canzoni e
Real Animal è il suo gran ritorno.
Disco prodotto da Tony Visconti con parecchie collaborazioni e amici (da David Pulkingham alla chitarra, Josh Gravelin al basso, Hector Munoz alla batteria, Susan Voelz al violino, Brian Standefer al violoncello per chiudere con Chuck Prophet alla chitarra), è un viaggio tra il suo intendere l’anima country dei suoi luoghi e la politica quotidiana, con l’aggiunta di sano rock a volte assai cupo, ma non dimentica violino e cello fino al brano introspettivo da puro songwriter (la struggente
Hollywood Hills).
Sulla scena musicale da un trentennio, con problemi fisici anche seri -nel 2006 quel Boxing Mirror era sotto certi aspetti un diario fedele della battaglia contro l’epatite C e di quelle esperienze-, la conoscenza di Visconti deve aver ispirato Escovedo perché ad ascoltare
Golden Bear, il lifting potente che viene fuori è quanto mai indicativo di una rinascita e voglia di cantarlo al mondo, pronto a gettar via definitivamente la sua malattia, in cui si chiede “
Why Me?” al punk che sfiora l’amabile
Nuns Song , il garage rock della scoppiettante
Real As an Animal e la cupezza di
Chip N' Tony non sono da meno.
Rock semplice e diretto, insomma. Canzoni sul mal d’amore, sulle ragazze, sul nostro quotidiano, liriche profonde (“
You’re not the first or last I have lied to” canta in Sister Lost Soul"). Il brano di apertura mostra subito i muscoli, americana style nell’impetuosa
Always a Friend, e sembra rivivere la sua storia musicale ancora una volta, i tempi in cui a San Francisco si divertitiva col punk dei Nuns, celebre l’apertura dell’ultimo show dei Sex Pistols nel ’78: ("
It's 1978, we know we're not in tune, we know we'll never be great") o del tempo trascorso a New York, la vibrante
Chelsea Hotel '78, a descrivere quei giorni turbolenti fino all’armonica blues che accompagna la bella
People (We're Only Gonna Live So Long).
Il coro della dolce
Sensitive Boys offre all’ascoltatore il suo lato ironico e quello malinconico nella deliziosa
Swallows of San Juan e nella conclusiva
Slow Down. Un gran songwriter, Escovedo porta una ventata di aria fresca con
Real Animal, e la cattiva
Smoke me la voglio proprio gustare il prossimo Settembre sotto il palco, lì a cantarla insieme a lui.